American Horror Story 7×03: Recensione

American Horror Story 7×03: Recensione

Colpi di scena e una scrittura troppo prevedibile. Murphy gioca con il pubblico? Ecco la nostra recensione del terzo episodio di American Horror Story

  • Titolo originale American Horror Story: Cult
  • Paese Stati Uniti d’America
  • Anno – 2010 (in corso…)
  • Genere – horror
  • Stagioni – 7
  • Episodi – 10
  • Durata – 47 min (episodio)
  • Lingua originale – inglese
  • Cast – Evan Peters, Sarah Paulson

Il terzo episodio di American Horror Story: Cult, intitolato “Neighbors from hell” è sorprendente perché consacra almeno in apparenza tutti quelli che sono stati i problemi delle altre stagioni, con largo anticipo sui tempi.

Tutti gli elementi del puzzle iniziano finalmente a prendere forma, con risvolti esageratamente prevedibili che sembrano già anticipare l’arrivo di ulteriori colpi di scena con i restanti sette episodi.

L’episodio si apre con l’introduzione di una coppia in terapia dal loro psicologo, il medesimo che si sta occupando anche di Ally. La donna è affetta da tafofobia, a causa di un trauma passato, e sembra aver finalmente superato tutte le sue paure. Una volta tornati a casa, i due vengono assaliti dai terrificanti Clown in maschera e rinchiusi proprio all’interno di due bare, replicando di conseguenza la tafobia della donna. Coma fanno i clown ad esserne a conoscenza? E soprattutto, che senso ha presentare una sequenza simile? La risposta è molto semplice, conferma l’ipotesi che lo psicologo è in combutta con Kai, e questo spiegherebbe anche perché sono proprio i Clown a tormentare Ally.

Dopo la morte di Pedro, la vita di Ally e Ivy viene ancora una volta sconvolta, con i cittadini della piccola città a definirle delle “lesbiche razziste”. I nervi di Ally vengono messi ancora una volta a dura prova, con la bravura della Paulson che sembra sempre voler salvare una stagione in piena crisi d’identità, ma che con l’avanzare della storia si sta trasformando in un personaggio estremamente ripetitivo.



Neighbors from hell è sicuramente l’episodio peggiore della stagione, retorico e sopra le righe, nel quale il discorso politico anti-Trump riemerge con forza trasformando una serie dedita all’horror in qualcosa di completamente differente, e di cui francamente (rbadiamo) vorremo fare anche a meno. Si, purtroppo ci ripetiamo, ma le intenzioni di Murphy sono estremamente palesi, ed è proprio questo il problema di Cult, fallisce nel bilanciare horror e politica, chiudendosi a riccio in un registro di situazioni troppo scontate e anche poco funzionali.

Come avevamo ipotizzato infatti, la coppia di vicini dai comportamenti bizzarri è in combutta con la misteriosa setta di Kai. L’assassinio di Pedro avvenuto nel precedente episodio svela finalmente il loro lato oscuro trasformandoli in veri e propri omofobi dichiarati, scagliandosi con toni minacciosi nei confronti di Ally, ormai definita una razzista e assassina grazie proprio al cosiddetto Trumpismo alimentato da Kai con la sua campagna elettorale.

Il campanello d’allarme rieccheggia nel momento in cui HarrisonMeadow regalano al figlio di Ally e Ivy un Porcellino d’India, che verrà ucciso poco dopo dal gruppo di Kai, che minaccerà le due donne marchiando la casa con un simbolo d’avvertimento che ritrae una faccina sorridente sporca di sangue .

Il medesimo marchio scopriremo essere anche sulla casa dei vicini, e infatti l’episodio si conclude proprio con l’apparente morte/scomparsa di Meadow, con il marito che accusa pubblicamente Ally di aver commesso l’omicidio. Tralasciando la finzione di una sequenza studiata a tavolino dal marito per incolpare le due donne dopo essersi organizzato con Kai, è proprio il repentino cambio d’umore e il comportamento di alcuni personaggi da un momento all’altro che tende a tradire proprio la loro scrittura.

Restano poco chiari i ruoli di certi personaggi, su tutti il detective interpretato da Colton Haynes, per ora abbastanza insulso; e la babysitter interpretata da Billie Lourd.

Un terzo episodio fatto di clichè, ancora una volta in bilico tra il raccontare una storia horror oppure di dichiarare la propria posizione politica nei confronti della presidenza Trump.

Commento finale

Vogliamo concedere a Murphy il beneficio del dubbio nella speranza di un colpo di scena capace di mischiare tutte le carte in tavola, perché almeno per adesso potremmo essere davanti alla peggior stagione della serie. La grande interpretazione della Paulson inizia ad abbracciare dei ritmi ripetitivi e anche irritanti, anche se una serie di scambi di sguardi con Kai potrebbero celare proprio qualche plot twist dietro l’angolo. Continua veramente a deludere sul fronte estetico e delle atmofere tutta la componentistica horror, poco supportata da una regia altrettanto poco ispirata.



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