L’amica geniale, il punto di rottura definitivo per la fiction di qualità

L'amica geniale recensione copy

Finalmente martedi 27 novembre sono andati in onda i primi due, gli otto episodi previsti, della serie L’amica geniale tratta molto fedelmente dal romanzo omonimo, best seller di Elena Ferrante, in onda in esclusiva assoluta su Rai Uno mentre in America è andata in onda su HBO una settimana prima e in contemporanea anche sulla piattaforma streaming Timvision su cui saranno poi disponibili tutti gli otto episodi della serie dopo la messa in onda su Rai Uno a partire da gennaio 2019.

Una serie attesissima per una maxi produzione internazionale in cui, per fortuna, l’impronta italiana (non solo per ambientazione e dialetto napoletano) è molto forte.

Saverio Costanzo dirige la serie come prevedibile in modo impeccabile unendo una fotografia perfetta per l’epoca, curata nei minimi dettagli nei dialoghi, negli atteggiamenti degli attori, inoltre un cast assolutamente perfetto con volti aderenti alla storia e all’ambientazione, il tutto sottolineato magistralmente dalle intense musiche di Max Richter (The leftovers).




L’amica geniale si rivelata quello che sembrava e tutti speravamo: una fiction, una serie di alta qualità che finalmente unisce scrittura, regia, fotografia e recitazione ai massimi livelli come solo serie del calibro di Romanzo criminale piuttosto che Gomorra ci avevano abituati in questi anni ma non sono serie della Rai. Negli ultimi due anni abbiamo visto I Medici come produzione di un certo livello ma parliamo una serie con molti, troppi difetti per essere cosi costosa.

La tv di Stato ha raggiunto finalmente il livello che tutti cercavamo da anni: un livello che certamente in questi ultimi anni si era notevolmente alzato ma che trova ne L’amica geniale la summa di tutto, la quadratura perfetta con una produzione di alto livello capace di competere anche nel resto del mondo.

Oggi da fruitori di tv, di serie tv americane e di fiction italiana possiamo dire che da questo momento in poi per la Rai non ci sono più scuse: il livello da raggiungere è questo, magari producendo meno ma con più attenzione alla cura.

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