Vincent D’Onofrio consulta Twitter prima di accettare un ruolo da razzista

Vincent D’Onofrio consulta Twitter prima di accettare un ruolo da razzista

Vincent D’Onofrio lancia un suo piccolo esperimento social su Twitter consultando i suoi fan se interpretare o meno il ruolo di un razzista

Sono periodi piuttosto burrascosi quelli che sta vivendo l’opinione pubblica mondiale, che ama spargere il proprio odio sui social, trasformandosi spesso in giudice e giuria.

Vincent D’Onofrio ha quindi deciso di lanciarsi in un interessante esperimento sociale sfruttando proprio il terreno ideale da cui recentemente sono insorte polemiche di ogni genere, Twitter.

L’attore ha deciso di consultare i propri fan, chiedendogli espressamente se accettare o meno un ruolo da razzista in un nuovo progetto televisivo. Non è stata fatta alcuna menzione del progetto in questione, ma nel corso delle ultime ore il suo Tweet ha superato le oltre 2500 risposte, coinvolgendo anche altri colleghi altrettanto famosi come Ron Perlman e Donald Glover.

Perlman in particolare ha sottolineato che se un personaggio è affascinante, andrebbe interpretato a prescindere, citando l’interpretazione di Marlon Brando nella serie Radici.

D’Onofrio ha poi risposto ad uno sei suoi follower lasciando intendere che il suo è stato soprattutto un modo per sperimentare l’essenza stessa di Twitter, vero e proprio forum moderno dove non esiste il permesso, ma il dialogo, la conversazione fatta di confronti e idee.

Non ho bisogno di un permesso. Questo è un esercizio di conversazione. Tenete a mente questa parola. È quando le persone danno le loro opinioni, chiedono e rispondono a delle domande. Un forum nel quale ognuno è libero di porre domande e di essere influenzato da altri. Non è un permesso. Conversazione.

https://twitter.com/vincentdonofrio/status/1029031088457478146

La lunga sfilza di Tweet e risposte ha dato vita anche dei fraintendimenti, immancabili in una lista composta da oltre 2500 post, culminata infine con la rimozione stessa del post originale.

Fonte: IndieWire



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