Renata Fonte – Una donna contro tutti: Cristiana Capotondi conclude il ciclo Liberi Sognatori

Cristiana Capotondi è Renata Fonte su Canale 5 copy

Renata Fonte (Cristiana Capotondi), assessore e consigliere comunale nel comune di Nardò, è l’unica amministratrice donna che in Italia abbia pagato con la vita il suo impegno civile. Viene uccisa la notte del 31 marzo 1984 a Nardò, un comune del Salento, in un territorio apparentemente lontano dai circuiti della grande criminalità organizzata, ma capace di diventare spietato contro chi si oppone agli appetiti degli speculatori edilizi. Il quarto e ultimo film del ciclo Liberi Sognatori in prima serata, il 4 febbraio su Canale 5.


Ma la vita di Renata Fonte non è solo quella di un’amministratrice locale incorruttibile, che sceglie, in totale solitudine, di non chiudere gli occhi di fronte a un territorio incontaminato, minacciato dal cemento. La vita di Renata Fonte è anche quella di una donna che, con entusiasmo e fatica, ogni giorno deve cercare di conciliare quello che forse sempre conciliabile non è. Renata è madre, da quando era giovanissima, di due bambine: ama stare con loro e condividere con loro le sue battaglie. Renata si impegna nella sua comunità, perché a Nardò ci è nata e cresciuta, e non può pensare che le donne restino ancora vittime degli aborti clandestini o che la bellezza che da sempre rende quei luoghi magici, venga infranta da costruzioni di cemento, solo per accumulare un po’ di denaro.

Negli ultimi mesi della sua vita, Renata combatte contro tutti. Anche contro il marito, Attilio, che la supplica di scegliere: o lui o la politica. Nell’attesa che lei decida, accetta una proposta di lavoro in Belgio. Renata combatte anche contro il partito, che le chiede di cambiare. Perché questa donna che vuole sempre fare di testa sua, diventa ogni giorno più difficile da gestire. Renata non cede perché si rifiuta di pensare che la politica sul territorio debba piegarsi ogni volta a grandi interessi e piccole clientele.
Mancano pochi giorni alla presentazione dell’adeguamento del piano regolare, passaggio strategico per difendere l’area di Porto Selvaggio per cui Renata tanto si è battuta.
Pochi giorni, ma che Renata non vedrà mai, perché la notte del 31 marzo 1984 viene uccisa. Ma all’inizio la verità non sarà facile da dimostrare: Renata è bella, giovane, il marito da qualche tempo si è trasferito in Belgio. All’inizio si pensa a un delitto passionale.

Solo grazie all’impegno di un commissario e alla testimonianza di due donne, si arriverà a individuare gli esecutori e i mandanti di primo livello.  Grazie al suo sacrificio, l’area di Porto Selvaggio, ancora oggi tra le più belle del Salento, non è mai stata toccata dal cemento.

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