La serie di Lindelof e Perrotta è giunta a conclusione con un finale che forse deluderà molti.
Quando è iniziata The leftovers – Svaniti nel nulla circa tre anni fa si è capito da subito che ci saremmo trovati di fronte ad una serie unica nell’accezione non necessariamente positiva: una serie difficile, talvolta pesante nelle sue argomentazioni e simbologie religiose e spirituali, una serie che va presa cosi com’è e accettata come tale, altrimenti meglio chiudere e passare oltre. The leftovers inizia con un evento quasi apocalittico: l’ascesa o dipartita come viene definita in tutte e tre le stagioni, del 2% della popolazione mondiale ma quella che poteva sembrare una serie fantascientifica si rivela da subito tutt’altro. Un viaggio umano ed emotivo nell’affrontare una perdita cosi drammatica, tragica e inspiegabile.
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La serie sin dagli esordi diventa un viaggio umano, spirituale, religioso e psicologico nell’affrontare la vita quando il mondo è sconvolto, quando non ci sono più certezze e basi solide su cui appoggiarsi. Attraverso i personaggi lo spettatore viene preso alla bocca dello stomaco anche grazie alle magnifiche musiche di Max Richter che diventano un leit motiv a tratti straziante ma necessario. Tutti noi siamo un pò Nora, Kevin, Laurie, Matt. La loro non è la ricerca di una verità assoluta, di risposte univoche e complete ma la ricerca e il raggiungimento di una consapevolezza personale e intima che solo ognuno di noi dentro di se può trovare.
La serie si conclude con Nora e Kevin, con il loro amore che sfida le epoche e probabilmente sfida anche l’aldilà, si proprio quell’aldilà che le persone razionali vorrebbero ma non riescono ad accettare, ma solo un profondo, vivido e a tratti straziante viaggio nel dolore anche fisico ci può portare non ad una risposta grande, ma una possibilità di essere felici, di essere sereni e di amare.
Un finale che per certi aspetti ci ha ricordato quello meraviglioso di Six feet under, andare oltre la morte, passare oltre eppure essere felici, sereni e in pace con se stessi nonostante tutto.
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Se non lo avete ancora fatto o avete lasciato la serie a metà o anche prima, riprovateci: fatelo con aspettative inferiori di qualche risposta mega galattica che non arriverà mai, la risposta se cosi possiamo definirla è in ognuno dei protagonisti che è poi è in ognuno di noi. Una serie poetica, profonda e anche straziante proprio come lo è la vita, una serie in grado di farci pensare, farci riflettere davvero sul senso della vita, di ognuno di noi al mondo.