The Voice: un potenziale tra meritocrazia e innovazione. Ma la Rai saprà sfruttarlo?

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Contro ogni previsione ed aspettativa, The Voice sembra smentire la voce (scusate il gioco di parole) che lo vuole, al pari di Star Academy, l’ennesimo talent flop di Rai2. E’ ancora presto per dirlo, bisogna ancora aspettare le prossime puntate, gli ascolti che collezionerà, ma ci sono buone premesse per sperare in un nuovo successo mediatico.

D’altronde era facile credere, almeno prima del debutto, in un insuccesso: The Voice arriva in un periodo in cui i palinsesti sono sovraccarichi di talent, specie musicale. Il rischio di spacciare per innovativo un prodotto che in realtà è copia di un altro è dietro l’angolo. Invece fin dalla prima puntata è evidente che The Voice va oltre i vari X Factor, Italia’s got talent ed Amici: se in questi programmi l’esibizione arriva il più delle volte dopo la presentazione del concorrente e della sua vita, rendendo facilmente influenzabile il giudizio, in The Voice questo non accade. E capita addirittura che Cocciante non riconosca la sua Giulietta dalla voce. D’accordo, ciò non rende incriticabile la correttezza di alcuni giudizi, vittime talvolta di un’esibizione troppo breve per avere un giusto riconoscimento, ma almeno fa acquisire al processo decisionale dei giudici quel pizzico di meritocrazia in più che manca in altre trasmissioni.

La Rai sembra aver imparato la lezione: dopo la rinascita su Sky di X Factor, gioiellino che la TV pubblica non ha mai sfruttato bene, italianizzandolo in una formula troppo pesante per gli spettatori  e che sicuramente non lo avrebbe fatto arrivare alla settima edizione, ora ci riprova con The Voice lasciandolo nella sua connotazione originale: più montaggio, meno conduzione (per fortuna, visto che il debutto di Fabio Troiano non è stato proprio dei migliori), una scenografia giovanile ed all’avanguardia, la costruzione della trasmissione sulle personalità dei giudici, sulle loro gag e battibecchi.

Il risultato è un programma guardabile e godibile, almeno in questa prima fase, dove gli esplosivi Piero Pelù e Raffaella Carrà, la passionale Noemi ed il riflessivo Riccardo Cocciante sembrano non far rimpiangere altre giurie molto amate dal pubblico.

Aspettiamo l’intera edizione per fare bilanci, ma dopo questa prima puntata, che sicuramente ha catturato l’attenzione del pubblico, visti i 3.376.000 spettatori (12,34% share) in una serata dalla concorrenza non facile, si può già dire che The Voice abbia realmente le carte in regola per diventare il nuovo talent di punta della TV pubblica. Vedremo se Mamma Rai saprà sfruttarle.

Giulio Oliani

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