Le tre rose di Eva: un successo di gruppo aspettando la seconda stagione

La fiction in dodici puntate Le tre rose di Eva è stata una delle pochissime boccate di ossigeno di questa stagione televisiva, una boccata di ossigeno anche per Canale 5 e Mediaset in preoccupante emorragia di ascolti ma anche di gradimento in generale, la fiction a metà strada tra soap e dramma a tinte forti ha unito gli ascolti e il gradimento sfiorando anche il 25% di share quasi tutte le settimane, catturando un pubblico eterogeno ma comunque a prevalenza femminile. Un mix vincente di melodramma, soap opera e thriller che ha saputo catturare e conquistare sin dalla prima puntata, cosa non facile per le fiction nostrane e in attesa della seconda stagione che vedremo non prima della metà del 2013 i piani alti di Mediaset e Endemol commentano questo grande successo.

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Per Giancarlo Scheri:

per i contenuti perché ha un grandissimo gradimento di pubblico, produzione e target commerciale e anche il varo di un modello produttivo particolare e per questo ringrazio in modo particolare Endemol. Un genere molto importante per una rete generalista, importante per Canale 5: l’unione di un prodotto di grandi ascolti, di qualità unito a un costo competitivo in questo momento. Ci fa ben sperare per il futuro di questo genere e per questo vi voglio ringraziare, tutto questo non è soltanto merito dei produttori, della squadra di Mediaset che li ha seguiti, ma anche del vostro lavoro quotidiano, dello spirito di squadra che avete saputo costruire e anche oggi vedo, ha detto in una conferenza stampa improvvisata agli studi Mediaset di Roma di fronte al cast della fiction. Non è così semplice creare questo spirito e allora per cui e visto il grande successo e il pubblico ci chiede “Ancora, ancora” stiamo scrivendo la seconda serie e in primavera inizieremo le riprese della seconda serie e già nel corso del 2013 manderemo 14 puntate della seconda stagione delle Tre Rose di Eva.

Massimo Del Frate, responsabile di fiction Endemol:

La cosa che ci tengo a dire è appunto: seconda serie, 14 puntate e soprattutto una seconda serie con tutto il gruppo di scrittura, i due registi, tutto il gruppo degli attori. Cinque serie e un prequel. Bisogna non tradire le aspettative e il successo della prima, però noi siamo molto uniti nel nostro lavoro sia con Mediaset con i nostri autori. Stiamo lavorando sfruttando idee continuando con questi fantastici personaggi interpretati da voi e speriamo di continuare appunto con eventualmente una terza serie. Ma quello che ci tengo a dire è che la prima volta che si riesce a continuare con un progetto con un gruppo creativo così bello, così forte così unito proprio dagli sceneggiatori, agli attori e i colleghi di Mediaset. Ma il prodotto dove persino il montatore – Ugo Rossi – è una forza fondamentale. Ugo Rossi ha montato i film di Pasolini, in perfetta sintonia con noi.

Raffaele Mertes e Vincenzo Verdecchi si godono il successo:

Sono partito con questa fiction che era una grande scommessa, il prodotto era difficile di questi tempi. Voi sapete quanto vi ho massacrato, vi ho massacrato oltremodo perché il mio unico obiettivo era portare a casa il prodotto senza farlo soffrire minimamente o pochissimo di quella qualità che io credo che sia doveroso dare per una fiction italiana. Era un obiettivo non facile visti i tempi, la situazione generale, la quantità di scene da girare, credo che ce l’abbiamo fatta. Abbiamo resistito, abbiamo fatto un buon prodotto, il mio unico avviso è attenzione, la seconda serie è peggio della prima. Ve lo dico subito, dobbiamo mantenere quanto fatto anche perché il pubblico si aspetta un prodotto di qualità superiore, ancora più intrigante.

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Per Vincenzo Verdecchi:

Certo la prossima volta chiederemo ancora di più. Non si fa un prodotto di questo livello se non ci si impegna al massimo, quando parla del montatore si è impegnato tantissimo, perché li ha reso migliore di quello che gli abbiamo dato. Io sono felice di prendere parte a un lavoro collettivo, perché penso che il cinema, ma soprattutto la tv sia un lavoro collettivo. Se siamo insieme e siamo convinti di fare un lavoro per il bene di tutti, potremmo anche rischiare di rifare il lavoro che abbiamo fatto.

 

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