Teleblog intervista Flavio Parenti, protagonista di Distretto di polizia 9

In molti lo ricorderanno per la sua partecipazione nella fiction “Un medico in famiglia 5” nel ruolo di Boris, fidanzato di Rebby, ma sopratutto per il suo ruolo, nella fiction poliziesca di Canale 5 “Distretto di polizia 9“, del giovane ispettore Gabriele Mancini, grazie al quale ha raggiunto la popolarità e il successo: stiamo parlando di Flavio Parenti, attore e regista italiano che noi di Mag-Series abbiamo intervistato per conoscerlo più da vicino.

Un ragazzo molto timido e sensibile, ma con una grande voglia di fare e passione per ciò che fa: una persona  con i piedi per terra che con le sue parole vi lascerà sicuramente un bel messaggio.

1- Tre parole per descrivere Flavio Parenti.

uuuh… premetto che sono dell’idea che non ci si può conoscere. Noi siamo l’unico punto dell’universo che non ci è dato conoscere, per cui quello che posso dire è più ciò che gli altri dicono di me:

Creativo, Intelligente, e Sensibile 😀

2- Dal tuo percorso artistico si evince che sei una persona molto sensibile, secondo te nel tuo lavoro aiuta oppure no?

Certo, se per lavoro si intende il percorso di vita dell’artista, cioè la ricerca di indipendenza, la conoscenza dell’altro, la libertà dagli altri, allora la sensibilità è fondamentale. Poi potremmo aprire una parentesi sul fatto che questa società non invoglia propriamente al percorso dell’artista (cioè della liberazione e alla definizione di se stessi come esseri originali) ma invoglia piuttosto al conformarsi ai vari modelli imposti (e questo vale ahimè per molti “artisti”.) No! Dobbiamo affrancarci dai modelli imposti! Evviva l’errore, evviva ciò non è alla moda! evviva gli esclusi!
Evviva i timidi e i troppo sensibili, sono la salvezza dell’umanità 🙂

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3- Grazie alla partecipazione alla fiction di Canale 5 “Distretto di polizia 9” hai raggiunto il successo e la popolarità. Che rapporto hai con i tuoi fan?

Direi buono, ho creato una pagina su facebook dove parlo, posto, rispondo. E’ un modo simpatico per essere in rapporto con tutti senza dover perdermi in 1000 mail di risposta. Poi io sono un pò timido di natura e il rapporto con la folla mi fa un pò paura, per esempio essere riconosciuto per strada mi fa uno strano effetto, quasi mi vergogno. Chissà, magari dopo un pò uno ci fa l’abitudine 🙂

4- Farai anche parte del cast della decima stagione di “Distretto di polizia“, sempre nel ruolo dell’ispettore Gabriele Mancini. Vuoi darci qualche anticipazione sul tuo personaggio?

Sì, sono in Distretto 10. Bè, Gabriele è cresciuto, non è più il ragazzino con la testa per aria che gioca con il cellulare o con la pallina. Ora è un uomo, più serio, più bravo, più attento. Anche il suo look è leggermente cambiato. Sta diventando grande. Ovviamente Grabiele non ha perso il suo debole per il genere femminile… Bè, ma questo era proprio impossibile che lo perdesse: Il lupo perde il pelo ma non il vizio!

http://www.youtube.com/watch?v=_Y7T8ET0tlY

5- Nel 2002 hai debuttato in teatro in “Madre Coraggio e i suoi figli” di Bertolt Brecht. Che ricordo hai di quel momento?

E’ stata una di quelle esperienze che ti battezzano, ero sia attore che assistente alla regia (prima volta da assistente). E devo dire che è stato difficile, perchè il mio maestro dell’epoca (Marco Sciaccaluga, il regista) fu molto duro con me, ma era per il mio bene, voleva insegnarmi quali erano le qualità che un regista deve avere.
Ho imparato che calma e pazienza sono davvero la virtù dei forti.

6- Quando hai capito di voler intraprendere la strada della recitazione?

Sul divano di casa mia a Milano, guardando uno spettacolo della Lega Italiani di Improvvisazione teatrale (liit) sulla rai. L’ho trovato molto divertente e mi è venuta l’idea di intraprendere quella strada. Ne ho parlato con i miei, che sono stati fantastici. Stavo studiando informatica e non hanno fatto una piega. “Prova a fare i provini per le grandi scuole di recitazione italiane, se funzionano, provaci. Noi saremo sempre qui.” Che volevo di più? 🙂

7- Sei stato aiuto regista in vari spettacoli e hai creato l’associazione culturale NoNameS con la quale hai auto-prodotto il tuo primo spettacolo. Sogni di diventare un grande regista?

Mah.. sai, diventare un grande regista è molto aleatorio. Io sogno di fare ciò che amo, e di farlo nel migliore dei modi. E ciò che amo fare è raccontare storie. Sia come attore che come regista. Ho un debole per la regia perchè mi permette di raccontare storie più grandi che il percorso umano di un singolo di un personaggio (che è tipico della recitazione). Ora per esempio sto lavorando ad un film che si chiama “Sogno farfalle quantiche”, un lungo viaggio nei ricordi di un personaggio, a metà tra cartone, 3d, film, animazione. Insomma, un quadro che si muove 🙂

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8- Sei nato a Parigi e a causa dei lavori di tuo padre hai cambiato spesso città, tant’è che a 13 anni cadi in una profonda crisi che ti porta a non parlare più con nessuno, fino a quando non sei stato mandato in un collegio. Che ricordo hai di questo periodo? Come sei uscito da questa crisi?

Ho pochi ricordi antecedenti al collegio, posto dove poi mi sono ripigliato allegramente. Ho cambiato spesso luogo da piccolo e quel periodo è un pò confuso nei miei ricordi. Anche se questo non aver radici all’inizio è un grande handicap, perchè non hai la “forza” degli altri, poi nella crescita si rivela essere invece una grande fonte di forza, perchè se non hai radici, allora sei elastico, versatile, aperto alle differenze.

9- Ti sei mai ispirato a qualcuno nel corso della tua carriera? C’è un modello che prendi ad esempio?

Mi piacciono Tom cruise, D.D Lewis come attori. S.Kubrick, S.Spielberg, P.T. Anderson come registi. (tanto per citarne 3.. ce ne sarebbero così tanti 🙂

10- Quali serie segui in televisione? C’è qualcosa che segui in particolar modo?

Ne seguo un sacco, per lo più americane e in lingua originale. In particolar modo “Lost”. La studio, la spulcio, tento di decifrare la struttura drammatica che sorregge tutto quel casino. Lost sarà ricordata per aver portato un nuovo tipo di struttura nel racconto televisivo.

11- Un sogno nel cassetto?

Avere una casa completamente indipendente a livello energetico, avere una rendita che mi faccia viaggiare per il mondo intero (e sticazzi mi dirai :D), fare un film che proponga una nuova visione del cinema, sia a livello drammaturgico che di montaggio che di immagine.

12- C’è qualche attore/attrice in particolare con cui ti piacerebbe lavorare?

Anthony Hopkins, Dustin Hoffman, Clint Eastwood.

13- Quali sono adesso i tuoi progetti?

Sto appunto lavorando a questo film che si chiama “Sogno farfalle quantiche.”
E’ la storia di Matteo. Matteo fa un incubo tutte le notti: una farfalla che lo viene a visitare in mezzo allo spazio siderale. Matteo però non capisce perchè ogni notte sogna questa farfalla. L’unica cosa che sa è che ha cominciato a sognarla dopo la fine di una vacanza estiva di molti anni fa.
Allora decide di ripercorrere i ricordi di questa vacanza, alla ricerca del motivo percui fa questo incubo. E noi lo seguiamo nel suo flusso di ricordi, in questa sua incredibile vacanza estiva, fino a scoprire il motivo perchè sogna questa farfalla…

Ho fatto un grande lavoro sull’immagine, tentando di riprodurre la qualità del ricordo, la perdita del dettaglio, la grande emozione che ogni ricordo in noi mantiene. Anche il montaggio è “fluido”: non ci sono “stacchi” è un lungo fluire di immagini che ci guidano nella sua immaginazione, a frugare nei suoi ricordi.

http://www.youtube.com/watch?v=sH7-Qj1lfko

14- Che consiglio daresti ad un giovane attore che vuole fare del suo sogno realtà?

Di non fare solo l’attore, ma l’artista. Negli stati uniti, quando ti chiedono che lavoro fai, e tu rispondi “l’attore”, loro aggiungono : “oh, cool. And what else?”. Fare l’attore è solo un tassello nel lavoro del contastorie. Bisogna imparare a scrivere, a dirigere, a insegnare. Il mondo è così pieno di possiblità, bisogna solo essere aperti al cambiamento, e tutto scivolerà 🙂

Intervista di Daniela Bella per Teleblog

Fotogallery Flavio Parenti

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