Wolfenstein: Cyberpilot – Combattere (davvero) in prima persona

La lotta contro i nazisti di Wolfenstein continua nella realtà virtuale. Benvenuti nella nuova frontiera della Resistenza: pilotare armi e robot ipertecnologici per difendere la libertà!

Wolfenstein Cyberpilot

  • Nome completo – Wolfenstein: Cyberpilot
  • Piattaforme – PSVR, HTC Vive, Oculus Rift
  • DeveloperArkane Studios, MachineGames
  • ProducerBethesda Softworks
  • DistribuzioneDigitale
  • Data di uscita – 26 luglio 2019
  • Genere – FPS, Azione
  • Versione testata – PS4 con PSVR

Con l’uscita sugli scaffali digitali e non di Wolfenstein: Youngblood, ecco che Bethesda Softworks coglie l’occasione per raddoppiare. L’idea è ottima: traghettare il brand di Wolfenstein, con la sua azione folle e scanzonata, senza dimenticare le tinte fosche e violente, nel mondo della realtà virtuale, promettendo di immergere appieno i videogiocatori in un mondo familiare in veste dei titolari cyberpiloti. Sarà stata una scommessa vinta?

Cyberpilot-are per la Resistenza

Wolfenstein Cyberpilot

Doom, Fallout, The Elder Scrolls, Wolfenstein. Quarto brand Bethesda ad approdare al fortunato lido della realtà virtuale, quello di Wolfenstein, con la sua estetica tra storia alternativa e distopia, tra sci-fi e divertissement duro e puro, è forse uno dei più naturalmente promettenti tra quelli proposti e trasportati nell’attuale parco titoli VR.

Francia, anni ’80: l’occupazione militare del Reich nazista continua a minare la quotidianità del paese, ma la Resistenza è pronta a fare di tutto (davvero di tutto!) pur di disfarsi del nemico. Eccoci allora reclutati in prima persona come cyberpiloti non esattamente professionisti sotto l’attenta guida dell’operatrice tecnica Maria e del fido cervellone robotico Gemma. Alla guida di tre esemplari di mezzi più o meno corazzati (il temibile cagnone Panzerhund, storica presenza della saga, un drone con abilità di hackeraggio e occultamento, e infine un gigantesco e distruttivo Zitadelle nazista) il nostro scopo sarà quello di procedere attraverso brevi missioni svolgendo compiti di vitale importanza per la Resistenza stessa, facendo tutto quanto in nostra facoltà per cambiare lo status quo della guerriglia in corso.

Manuale d’istruzioni per aspiranti Cyberpilot

Wolfenstein Cyberpilot

Imparare a padroneggiare i tre diversi tipi di macchina è intuitivo e divertente, e il fattore wow non mancherà di presentarsi al primo avvio del titolo, dimostrando un’ottima immersività nell’ambientazione di partenza della vicenda. Scaraventati all’interno di un Panzerhund tedesco sguinzagliato contro gli oppressori, avremo la possibilità di testare movimenti, armi e funzionalità del modello in un’area di training virtuale, cosa che si ripeterà per ognuno dei tre modelli robotici che ci troveremo davanti, fornendo un buon tutorial alle fasi di reale azione. Impugnando i due controller virtuali ricreati dal Dualshock 4, avremo la facoltà di attaccare e ripristinare la salute del corazzamento hi-tech di turno, mentre un pulsante da premere vicino al posto di guida attiverà a seconda della missione un potente attacco offensivo oppure, nel caso del silenzioso drone, una utilissima invisibilità momentanea.

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Pilotare i mezzi è uno spasso, anche se i soliti problemucci tecnici legati al mezzo VR restano, almeno su PS4, soprattutto per quanto riguarda il solito ostacolo del blur. Su PS4 Pro, invece, le prestazioni sembrano tecnicamente notevoli. Nonostante l’assenza di una trama vera e propria (ne parleremo a breve!), ogni missione è ben ragionata ma costruita in un modo assolutamente lineare, quasi da sparatutto su binari. Scordatevi dunque passaggi secondari, bivi, sfide particolari disseminate per i livelli e persino una qualsivoglia forma di collezionabili. Raggiungere il termine della quarta missione, e dunque l’endgame, è questione di un’ora e mezza di gioco, massimo due; se la longevità è bassa, la rigiocabilità è invece pressoché inesistente, a meno di non scegliere di ributtarsi nella mischia a una difficoltà più alta. Con qualche contenuto in più, ci sarebbe stato davvero da sbizzarrirsi.

La guerra non cambia mai

Wolfenstein Cyberpilot

Abbandonando la natura di sparatutto FPS classico cui Wolfenstein da anni ci ha abituato, Cyberpilot sfrutta le potenzialità delle periferiche per la realtà virtuale permettendoci di scendere sul campo di battaglia da protagonisti, ma in un modo inconsueto. Se le quattro missioni principali si svolgono tutte alla guida di diversi veicoli, i restanti momenti si svolgono invece in un freddo e deserto bunker nazista di cui avremo preso il momentaneo controllo, trovata necessaria per imbastire piccole e troppo semplicistiche sessioni di hackeraggio dei diversi modelli di tecnologia nemica in cui ci imbatteremo e davvero poco altro.

Quel che invece manca al mix per avere una marcia in più è invece una scrittura solida e più interessante. Raramente infatti avremo l’impressione che lo scorrere dell’avventura (o, per meglio dire, delle avventure) graviti davvero intorno alle nostre prodezze, e mai si riescono ad avvertire il peso e la gravità delle nostre azioni militari. Seppur almeno a tratti piuttosto divertente, la sceneggiatura su cui si dipana Wolfenstein: Cyberpilot è esile e poco convincente, e quasi del tutto priva di verve e situazioni intriganti.

Sballottati da un capo all’altro della Parigi occupata, da una situazione stereotipica all’altra, si resta imbrigliati in un continuo monologare di Maria che alla lunga tedia, rallentando un ritmo che avrebbe potuto e dovuto essere decisamente più indiavolato ed evitando quasi scientificamente il pieno coinvolgimento nella pur esile trama. Si sarebbe potuto osare di più, insomma: l’ossatura c’è, e quel che ne risulta è un gioco che vorrebbe, ma non si applica. E viste le premesse, questo è un vero peccato.

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Commento finale

Wolfenstein: Cyberpilot è una divertente e folle avventura sparatutto tra storia alternativa e spionaggio, piena zeppa di nazisti da far fuori e robot bellici, che diverte ma purtroppo non esalta. Tralasciando i piccoli problemi grafici dovuti anche e soprattutto alla natura della periferica VR di casa Sony, il titolo manca di una componente narrativa forte che sappia creare un degno interesse nel giocatore e di qualche ora di gioco extra (ci aggiriamo sul paio d’ore di contenuto al massimo). Oltre a ciò, la totale mancanza di collezionabili o sfide degne di nota certamente non aiuta.

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