Prey – Mooncrash: Recensione

Prey: Mooncrash. L’arte della sopravvivenza sulla fredda superficie lunare.

  • Nome completo – Prey: Mooncrash
  • Piattaforme – PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Developer – Arkane Studios
  • Producer – Bethesda Softworks
  • Distribuzione – Digitale / Disc
  • Data di uscita – 10 Giugno 2018
  • Genere – FPS, Roguelite
  • Versione testata – PS4

“Nello spazio, nessuno può sentirti gridare”. Così riportava la tagline dello storico “Alien” di Ridley Scott, capolavoro del cinema fanta-horror di fine anni Settanta. Da allora, ne sono passate di urla sotto i ponti (si parla di ponti d’astronave, ovviamente), e decine di prodotti multimediali hanno fatto loro questa filosofia. “Prey”, uscito nel 2017, è sicuramente uno dei migliori videogiochi del filone: sarà in grado questo primo DLC di esserne all’altezza?

Vivi e lascia morire

L’idea alla base di “Mooncrash”, prima espansione a pagamento del già da noi apprezzatissimo “Prey” (trovate qui la nostra recensione), è intrigante. Impersonando Peter, un lavoratore a contratto quasi terminato per la Kasma Corporation, azienda rivale della più nota TranStar conosciuta nel corso della campagna principale del gioco, il nostro compito sarà quello di determinare la causa dell’interruzione delle trasmissioni dalla base lunare Pytheas.

La nostra avventura ha inizio in un minuscolo stanzino. Davanti a noi una sedia ed una console di simulazione che ci troveremo ad installare nelle primissime fasi di gioco, e poi via; seduti sulla sedia, si cala il visore e la simulazione ha inizio. Ci ritroveremo allora nei panni di Andrius Alekna, il primo dei cinque personaggi giocabili all’interno dell’espansione. Dotato di una vitalità dimezzata e di notevoli potenzialità psichiche, il nostro caro volontario Kasma dovrà affrontare i primi organismi Typhoon celati all’interno della base e cercare una via di fuga vendendo cara la pelle. Ma questo è solo l’inizio.

Sempre nuovo, sempre uguale

A rendere sempre diversa l’esperienza sulla base Pytheas, oltre alle skills ed ai rami di abilità dei personaggi, concorrerà in modo procedurale la simulazione stessa: ogni volta che, dopo la morte, torneremo a visitare i sinistri spazi lunari, avremo ad attenderci nemici diversi e diversamente collocati, e lo stesso varrà per le armi. Mentre le neuromod installate e gli schemi d’assemblaggio recuperati verranno mantenuti da un riavvio all’altro, garantendo in questo modo un senso di costante progressione che eviti un livello di frustrazione troppo alto per colpa dell’alto numero di morti che aspetta il giocatore, altri upgrade e dotazioni possono essere acquistati spendendo punti Sim, fortunatamente elargiti in grandi quantità come ricompensa ad un gran numero di azioni.

L’obiettivo finale del gioco non sarà però quello di affrontare la dura situazione generatasi sulla base Pytheas con uno solo a scelta dei membri dell’equipaggio superstiti, ma riuscire a portare in salvo tutti quanti loro con uno dei cinque possibili mezzi predisposti per la fuga fino ad esaurire la simulazione. Oltre a questo, a complicare le cose interverranno qualche problema ambientale e la barra incrementale della corruzione, che salendo di livello vi causerà non poche difficoltà rendendo i nemici più coriacei, ed una volta piena (cosa piuttosto detestabile, in realtà) porrà automaticamente fine all’esperienza di gioco portandovi ad un frustrante fallimento. Il problema più grande dietro a tutto questo? Gli orribili tempi di caricamento. Potreste persino riuscire a terminare quel lavoro a maglia iniziato durante i Mondiali ’82!

Un’espansione straLUNAta

Tra gli aspetti meno riusciti del gioco, è sicuramente da prendere in considerazione l’aspetto più chiaramente narrativo. Qualcuno potrebbe anche obiettare, piuttosto a buon diritto, che un roguelike che si rispetti può tranquillamente esistere senza una storia. Verissimo. Ma considerato l’incipit di questo “Mooncrash” e la comunque apprezzata scelta del nostro buon Peter come tramite tra noi e le vicende lunari, aspettarsi qualcosina di più di un finale piuttosto scialbo sarebbe stato lecito.

Se anche tutto ciò sia piuttosto marginale, quello che davvero pesa di più è una riduzione drastica della drammaticità e del senso di pericolo impressi all’atmosfera generale del DLC rispetto a quella che abbiamo imparato ad adorare durante l’avventura principale di “Prey”. Nel complesso, già la sola idea del setting lunare è, senza mezzi termini, una figata pazzesca; purtroppo, lo stesso non può dirsi di una mappa francamente poco ispirata, capace di custodire ben pochi segreti e di conseguenza generalmente piuttosto anonima.

State cercando una nuova avventura degna di questo nome che sappia farsi carico del brand Bethesda? Beh, allora sappiate che questa non è l’espansione che fa per voi. Nel caso in cui invece proprio non ne abbiate avuto abbastanza di menare quei maledetti Typhoon e l’aggiornamento gratuito (che aggiunge finalmente la possibilità del New Game +) non bastasse, correte sullo store e preparate le vostre armi. Ne vedrete delle belle, e sopravvivere non sarà facile: almeno questo è garantito.

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Commento finale:

“Prey: Mooncrash” è un esperimento carino e valido quel tanto che basta da giustificare l’acquisto per tutti i fan del titolo Arkane Studios e dei roguelike più in generale. Privo di qualsivoglia novità davvero di rilievo e non troppo riuscito dal punto di vista dell’atmosfera, questo DLC può tranquillamente essere evitato dai giocatori meno appassionati del genere e dell’originale videogame Bethesda. Soppesati i pro e i contro, quel che resta è un’esperienza di gioco che arriva alla sufficienza piena; ma non siamo certo davanti a nulla di imperdibile.

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