Le tre rose di Eva 4, riazzerare tutto per rimanere fedeli al format (la recensione)

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Anna Safroncik e Roberto Farnesi

La prima puntata della nuova stagione riesce a non tradire le aspettative.

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Anna Safroncik e Roberto Farnesi

Spesso usiamo il termine guilty pleasure riferendoci alle serie tv americane, quelle la cui qualità non è eccelsa, anzi spesso è scadente eppure riesce a catturare la nostra attenzione, a farci attendere il prossimo episodio e ci fa anche un pò vergognare di ammettere che la stiamo seguendo, un pò vale anche per Le tre rose di Eva, la fiction di successo (una delle poche ormai) di Canale 5 che dopo due anni di assenza è tornata con altre aspettative e un grosso rischio: il ritorno dall’oltretomba ma nella migliore o peggiore fate voi, delle soap opera.

Le tre rose di Eva è una soap opera ma negli anni si è saputo rinnovare, partendo da infarciture thriller horror tipiche del cinema italiano degli anni 80 passando per situazione davvero trash e imbarazzanti eppure alla sua quarta stagione è ancora una fiction molto amata e seguita, mai come in questo caso i dati auditel non rendono giustizia, basta dare un’occhiata ai social, Twitter in primis per capirlo.



La nuova stagione riparte davvero da zero: con il ritorno di Aurora, viva e vegeta, il mistero legato alla sua scomparsa, a una villa e una donna misteriosa, una inquietante setta di uomini in giacca e cravatta e il ritrovato grande amore tra lei e Alessandro Monforte.

Anche la tenuta di Primaluce viene quasi completamente distrutta, pronta per essere ristrutturata completamente ma ovviamente una nuova famiglia, gli Astori con i loro segreti, i loro demoni, i loro intrighi.

Non era facile gestire un riazzeramento quasi totale e riuscire al tempo stesso a rimanere ancora fedeli al proprio format, che discutibile o meno ha reso questa serie sempre appassionante.

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