Fiction: "Troppo amore": il commento della regista Liliana Cavani

Fiction: "Troppo amore": il commento della regista Liliana Cavani

Martedì 27 Marzo andrà in onda in prima serata su RaiUnoTroppo amore“, primo di quattro film della collana televisiva “Mai per amore“, volta a raccontare delle storie legate alla violenza sulle donne (vedi qui l’articolo).

Troppo Amore” racconta la storia d’amore tra Livia (Antonia Liskova) e Umberto (Massimo Poggio) che, inizialmente, nasce come una storia come tante, ma che poi, col tempo, prende un’altra svolta: l’amore di Umberto, infatti, diventa eccessivo, totale, ossessivo, e questo lo porta, piano piano, ad impadronirsi della vita di Livia, fino al punto di distruggere letteralmente la sua esistenza.

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Qui di seguito ecco il commento della regista del primo film “Troppo amore“, Liliana Cavani.

“Le notizie di cronaca parlano tanto spesso di donne perseguitate, picchiate e persino uccise da fidanzati mariti o compagni, che insieme alla “Ciao Ragazzi” si è pensato che fosse urgente e giusto parlarne. E per questo ho realizzato una storia dal titolo ‘Troppo amore’ per aprire uno squarcio indagativo su un caso esemplare.

La parola “amore” ha fatto sempre sognare perché risveglia in noi il sentimento più bello e ritenuto fondamentale. Siamo convinti che basta seguire l’istinto dal momento che tutti siamo disponibili all’amore e pure accompagnato da centinaia di canzoni bellissime. Ma la cronaca quotidiana ci mostra troppo spesso storie d’amore sbagliate, tragiche. E solo quando accadono ci si accorge che l’amore è un sentimento che richiede cura e maturità.

Lo stalking (che è il tema di ‘Troppo amore’) è l’amore del persecutore cioè del partner che una volta conquistata una donna la considera propria, un oggetto suo come se l’avesse comprata. Ne controlla la mente e i movimenti. Non riesce più ad accettare che la “sua donna” abbia una personalità autonoma. La considera sua come può accadere col cane ma peggio perché gli viene naturale picchiarla se non gli ubbidisce.

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Stando ai dati della polizia gli uomini picchiatori sono molto più numerosi di quanto si crede. E non si tratta di farabutti o di persone emarginate, al contrario sono uomini considerati “normali” spesso anche professionisti eccellenti. Quando Robert L. Stevenson scrisse il Dottor Jekyll e Mr. Hyde sapeva bene quello che faceva.

Dai dati dei Centri Antiviolenza emerge che soltanto il 20% delle vittime sporge denuncia e in genere lo fanno quando sono costrette a recarsi ad un Pronto Soccorso.

Riconoscere un uomo violento è difficile. La donna pensa che il compagno sia geloso ma che la ami. Pensa di poterlo cambiare. Confonde l’amore con l’annullamento di se stessa. Tutto ciò anche a causa di una cultura tuttora patriarcale al punto che picchiare una donna è reato soltanto dal 1991. Fino ad allora era considerato “soltanto” un delitto contro la morale…”

Fonte: Rai

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