Fiction: "Il giovane Montalbano": il commento del regista Gianluca Tavarelli

Fiction: "Il giovane Montalbano": il commento del regista Gianluca Tavarelli

Giovedì 23 Febbraio ha preso il via su RaiUno la nuova fiction “Il giovane Montalbano“, serie televisiva in sei puntate con Michele Riondino che ci racconterà il Montalbano che conosciamo e che amiamo tutti nel periodo più delicato della vita: la giovinezza.

Una fiction in cui si racconta come si è formato il mondo di Montalbano così come lo conosciamo: dal suo primo incarico nel paese di montagna di Mascalippa, al trasferimento a Vigàta, dove Montalbano aveva già vissuto qualche tempo da ragazzo.

Verrà anche approfondito il difficile rapporto del giovane commissario col padre, per poi ripercorrere la sua amicizia con Augello (Alessio Vassallo) e i suoi amori con Mary (Katia Greco, qui la nostra intervista) e con Livia (Sarah Felberbaum).

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Qui di seguito ecco il commento di Gianluca Tavarelli, regista di questa fiction.

“Il giovane Montalbano… La prima cosa che ho fatto è stata quella di leggermi sistematicamente tutti i libri di Montalbano. In ordine. Dal primo all’ultimo. Per poi procedere a ritroso, tornare indietro e raccontarne la gioventù.

La gioventù è la stagione in cui tutto è divenire. Poniamo le basi di quello che saremo. Attraverso i sogni disegniamo qualcosa che poi con il tempo cercheremo di raggiungere. Nella stragrande maggioranza dei libri di Montalbano, il commissario è già un uomo, sicuro di sé e della sua professione, con amicizie e rapporti consolidati.

Il nostro compito è stato quello di far girare le lancette al contrario e andare a vedere com’era Salvo Montalbano da giovane. In quel periodo della vita in cui l’insicurezza e la paura sono più presenti che in altri momenti.

Per tutte le persone che lo conoscono Montalbano è un personaggio eroico, maturo, giusto, sicuro di sé, che difficilmente sbaglia, adulto. Qui raccontiamo un Montalbano ‘figlio’.

Figlio sia nel difficile rapporto con il padre, rapporto che si nutre, di silenzi imbarazzati, di rancore, di ferite mai sanate, ma anche di un irriducibile amore, un amore con il quale Salvo è costretto a fare i conti e che lo riporta indietro nel tempo alla sua adolescenza, alla perdita prematura della madre, alla solitudine di un bambino che cresce senza genitori.

Figlio sia nel rapporto professionale che ha con il commissario del paese di montagna in cui si fa le ossa, da cui ha imparato tutto e a cui confida le sue paure e le sue speranze. Ma figlio anche di Giuseppe Fazio, il poliziotto anziano che incontra al commissariato di Vigàta, che lo prenderà sotto la sua ala protettrice, consigliandolo quando lo vedrà in difficoltà, nel lavoro come nella vita privata. La vita privata di un giovane, fatta di avventure e amori, che nascono e finiscono, di strade che con dolore si separano e percorsi nuovi che invece s’intraprendono.

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Tutto questo mondo emotivo, questa trama di rapporti familiari e amorosi, è la materia che abbiamo affrontato in questo giovane Montalbano.

E poi c’è la Sicilia. C’è la cucina della Sicilia. Il mare. D’estate e d’inverno. Le donne della Sicilia. Con quegli sguardi antichi, profondi, sempre un po’ tristi e pieni di dolore, che abbiamo cercato di riportare sullo schermo così come Camilleri ce li descriveva nelle sue pagine.

E poi ci sono quei personaggi e quei volti che entrano in contatto con Montalbano in ognuna delle sue indagini, che sono una delle travi portanti dei romanzi di Camilleri che abbiamo cercato e scovato in giro per tutta la Sicilia…”

Fonte: Rai

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