Antonella Elia, al Bellini di Napoli. “Melchionna sta cercando di darmi una nuova dignità”.

antonella elia intervista
Antonella Elia

Abbiamo intervistato Antonella Elia nello spettacolo Dignità Autonome di Prostituzione.

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Antonella Elia

È di scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 15 marzo, Dignità Autonome di Prostituzione, uno spettacolo che crea dipendenza, un grande circo da vivere appieno per comprenderne la maestosità, anche Antonella Elia diretta da Luciano Melchionna, è una luce nelle tenebre, increduli per la sua bravura, lei indossa gli abiti di una Strega, e il suo monologo ti scava profondamente incitandoti a non rimanere intrappolato nelle tue paure, nelle tue ansie. È per soli dieci minuti, l’affascinante Strega Swing Antonella diventa amica, confidente, amante, suscitando emozioni intense.

Come sei approdata in questo folle carrozzone di Dignità?

Ho visto lo spettacolo a Roma circa tre anni fa, e ne ero rimasta assolutamente affascinata, lo avevo trovato uno spettacolo pazzesco e divertentissimo, mi era rimasto nel cuore, come pochi.
Poi, il mio amico, Luca Lazzareschi mi spronò di propormi a Luciano Melchionna, così ci siamo incontrati e mi ha fatto un provino molto amichevole, non da terrorizzati sul palcoscenico. Mi ha dato un pezzo da leggere ed eventualmente ha pensato che potevo essere giusta, perché poi Luciano mi chiese di fare lo spettacolo a Lecce, la primavera scorsa. Questa di Napoli è la terza edizione che faccio, prima di Lecce e Roma.

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Parliamo del tuo personaggio, La Strega Swing…

È stata chiamata così perché sono vestita da anni ’50 e nel finale canto una canzone di quegli anni. Strega perché sono veggente, sensitiva, il tutto credo derivi da questa connotazione. Il mio personaggio è molto drammatico, devo toccare il cuore alle persone, parlare alle persone, che fa parte del mio essere veggente e sensitiva. Tra i presenti al monologo prendo una persona e tenendole le mani, inizio dicendo:“Io sento, sento tutto, credimi. Io sento il cuore delle persone, il dolore delle persone, le umiliazioni che subiscono le persone durante la vita, l’amaro che deve ingoiare, i soprusi che hanno vissuto, hanno subito fin da bambini… l’illusione di un mondo fantastico che poi non è. Ma è un mondo pieno di violenza, di abusi, di soprusi, di sofferenza, di lotta per sopravvivere, a costo dei propri valori, di ignorare le sofferenze del mondo, gli stermini, le guerre, la povertà, facendo finta di niente”.

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Antonella Elia in Dignità – Foto di Luca Brunetti

Com’è andata la prima volte che hai avuto il contatto corpo a corpo con il pubblico?

A me piace tanto il contatto fisico con le persone, è la prima volta che mi trovo in uno spazio con le persone tutte vicino. Quando entro in scena e sono tutti seduti, e come se sfiorassi le persone a cui passo accanto, e, questo mi da grande sollievo, è come se entrassi in contatto con loro. Sedendomi vicino a questa persona, pigliandole le mani e come se entrassi in contatto con quella persona, sento il calore, il corpo, e mi rassicura. Il contatto fisico con la persona a me aiuta tantissimo. È una sensazione che da molto calore, io inizio a occhi chiusi, perché appunto sono una veggente, quando poi la guardo negli occhi è bellissimo, perché le persone ti guardano negli occhi e vedo occhi innocenti e partecipi, mi viene da piangere solo se ci penso. È un pezzo che mi tocca molto, e come se vivessi con loro.

Penserai di fare un altro diverso monologo?

È Papi/Melchionna che decide tutto, io non ho la possibilità di decidere, non ho autorità di nessun tipo, e, lui che decide quali cose sono adatte. A me, comunque, il monologo piace tanto e sta crescendo, infatti, è molto cambiato dai primi due allestimenti di Lecce e Roma. È diventato completamente diverso, molto più intimo, più vero, molto più sofferente e sentito. Luciano, ogni volta che riprendiamo un allestimento, ti risente, ti vede e ti reimposta il monologo. Dadp è uno spettacolo umanamente bellissimo, una festa pazzesca, vedi la gente felice, che partecipa, ride e si diverte, ed è un contatto così forte e profondo, che quando esci dal teatro per ore hai ancora l’adrenalina a mille.

Tu hai visto qualche altro monologo?

Purtroppo no, mi capitò a Roma di vederne un altro in prova, ma ne sento parlare, perché a volte i miei amici mi raccontano cos’hanno visto.

Quanto ha dovuto penare per arrivare a fare un primo provino, un primo spettacolo?

Ho iniziato volendo far l’attrice, a 24 anni, e ho cominciato a far teatro con Aldo Trionfo, Luigi Squarzina. Ho iniziato bene la mia carriera teatrale, poi la televisione mi ha completamente tolta al teatro. Dopo una decina d’anni di televisione, sono ritornata sui miei passi iniziando a far teatro, contemporaneamente alla televisione, che per me c’è sempre un certo richiamo, ahimè, a volte non resisto e ritorno. Però mi sono messa dei punti fermi e mi sono promessa di non fare l’ospite televisivo, per cui se mi propongono qualcosa a cui non resisto lo faccio.

Ma la televisione non ti ha destrutturato un po’?

Completamente, perché sono diventata un personaggio televisivo che adesso è difficilissimo “togliersi”, però, grazie alla tv, la gente mi ferma per strada, mi bacia e mi abbraccia, ed è bello, ed è soprattutto merito della televisione, per cui non si può rinnegare quello che ho fatto.
Certe cose in televisione a me è piaciuto tanto farle. Ci sono persone che sono molto equilibrate, che scelgono carriere equilibrate, dirette, rigorose. Io, invece, sono una “squilibrata”, per cui non riesco a concentrarmi e decidere di fare solo cose giuste. Sono, come dire, mossa dal vento.

Comunque hai lavorato con dei grandi della televisione, come Corrado, Mike Bongiorno…

Sono stati degli incontri importanti, non ho fatto solo l’isola, anche se mi sono divertita da pazzi farla, dove ne ho combinate di ogni. Comunque, è stato un caso che sono approdata in televisione, la mia agenzia di allora, mi mandò a fare il provino con Corrado, anche se volevo fare l’attrice. Poi Corrado mi ha ammaliato, ma anche il mondo televisivo. Corrado mi ha scelto nel momento in cui, a teatro facevo il provino e non mi prendevano, al cinema e fiction uguale. Non potevo rifiutare un’occasione importante, per una ragazza di 26 anni, con Corrado, non potevo intestardirmi e non accettare perché volevo fare solo teatro. Anch’io, molto spesso, mi do della squilibrata, della persona irruenta, però ho accettato subito.

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Antonella Elia

E negli ultimi anni hai provato con il cinema?

È una lotta, ammazza se ci provo. Adesso sto molto provando a staccarmi dal ruolo televisivo e a scegliere cose che, appunto, mi tolgano questa immagine di dosso, però è molto difficile. Per il cinema o le fiction non riesco a fare manco un provino, ormai mi concentro tanto su questo, ho anche un’agenzia che manda le foto, ma nessun regista mi chiama a fare un provino.

Sei schedata in malo modo!

Sì, sono troppo schedata, per il cinema e la fiction, ma anche per il teatro. Luciano Melchionna mi da un’opportunità molto importante e credo stia facendo con me un lavoro molto importante, mi sta aiutando molto per la mia carriera futura, perché mi sta dando modo di togliermi l’etichetta di dosso. Il ruolo che mi ha dato non è brillante o simile a quella che sono, sono totalmente diversa da quello che magari le persone si aspettano di vedere o di sentire. Sono tanto riconoscente a Luciano perché è un Papi adorabile ed è una persona molto generosa, sta cercando di purificarmi, di darmi una nuova dignità.

Cosa fai quando non lavori?

Quando non lavoro faccio mille cose, ad esempio, sto facendo un laboratorio teatrale con Giancarlo Sepe che è un altro grande regista teatrale.

Studi sempre…

Sì, sempre. Molti amici mi prendono in giro dicendomi che passo la vita a studiare. A me piace, per me un attore deve comunque studiare e migliorare, non basta essere contenti di quello che si è. Bisogna migliorare o per lo meno cercare strade che ti aiutino.

Infatti , sei volata anche in America a studiare…

Ma certo, per due anni e mezzo. Credo che non si possa dire: vado bene così, basta. In qualsiasi mestiere, di un certo livello, le persone continuano a fare corsi di aggiornamenti. E, quindi, io non credo che il mestiere dell’attore sia diverso dagli altri. Ho iniziato anche a studiare canto da circa due anni, vado a danza, ho iniziato a fare kickboxing. A me piace studiare, è una cosa che mi sostiene, altrimenti non mi sentirei all’altezza, non è che abbia una grande autostima, quindi, per averne devo continuare a lottare per essere migliore.

Intervista a cura di Nicola Garofano per Teleblog.it

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