Intervista a Ivan Boragine attualmente nella serie Gomorra in onda su Rai tre.
Inarrestabile il successo della serie tutta italiana Gomorra, prossimamente approderà anche in America. Serie che ha portato al successo anche i protagonisti, come l’attore Ivan Boragine, che interpreta Michele Casillo, uno degli amici di Genny Savastano, che lo fa diventare sindaco di Giugliano. Ivan è un ragazzo molto positivo ed è un bravissimo attore, la sua formazione artistica avviene sulle tavole del palcoscenico, fin dal suo primo ruolo, a quattordici anni, in Peppiniello in Miseria e Nobiltà. In primavera farà parte dello spin-off della serie di Distretto di Polizia, che si chiama Squadra Mobile, ma il 7 e 8 febbraio sarà al Teatro Bolivar di Napoli con la commedia, La Cosa – Dove porta questo abisso.
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Parliamo del grande successo di Gomorra, la serie arriverà anche in America…
Un successo straordinario, per la prima volta un prodotto italiano sbarcherà in America. Gomorra è stato distribuito in più di 80 Paesi in tutto il mondo. In Inghilterra, Spagna, Francia e Germania è molto seguito. L’altro giorno, un mio amico israeliano, mi ha mandato uno screenshot su twitter, per dirmi che anche in Israele sono pazzi di Gomorra.
È una serie molto cruda…
Dico sempre che è stato raccontato il male, attraverso gli occhi del male. Non c’era altra possibilità, il pubblico deve apprezzare la serie soprattutto sotto l’aspetto tecnico. In America, The Wire, parla della violenza nei ghetti americani, e non si lamentano anzi osannano il prodotto, in Italia, invece, si dice che, questa serie, butta fango addosso ai napoletani. Non si parla solo della camorra a Napoli, ma anche in altri paesi, sono state girate scene a Milano e in Spagna. È stata raccontata la camorra come cancro del nostro Paese, e non solo di Napoli. Molti mi dicono apertamente che non vogliono vederla per questo motivo, altra gente ha fatto così, poi si è vista la serie e mi ha fatto anche i complimenti per la mia interpretazione, ma questo non è importante.
Durante la riprese si vociferava fra di voi se questo prodotto avesse avuto successo?
Non dico di no, sarei un ipocrita. Sapevamo tutti, dal primo all’ultimo, che stavamo facendo parte di un progetto importante, fatto da una serie di persone, dal reparto tecnico al reparto attoriale, tutti grandi professionisti. Sapevamo che il prodotto era ottimo, però non avremmo mai immaginato tutto questo successo, al di fuori di ogni aspettativa.
Visto le passate minacce a Roberto Saviano, avevate paura delle conseguenze all’uscita di questa serie?
Nessuna paura sinceramente. Anche per quelli che erano più in evidenza, come Marco D’Amore o Salvio. Abbiamo fatto anche delle foto, ironizzato e esorcizzando la paura, accanto ai manifesti affissi poco prima dell’uscita della serie, in cui si diceva, altra Merda sul popolo napoletano.
Addirittura diventi sindaco in questa serie…
Il sindaco giovane. È stata una bella sfida, sembra un personaggio un po’ vicino a me, per la mia faccia pulita da bravo ragazzo, ma Michele Casillo è proprio lontano da me, un ragazzo succube di questo amico e scontento del sistema, però allo stesso tempo contento, perché, questo “cocainomane”, sguazza nei soldi, e si sa che i troppi soldi facili portano a dei vizi. Sindaco messo lì per necessità del Sistema. La cosa buffa, a volte, la gente per strada pensa che noi siamo realmente quei personaggi, difetto derivato dalla troppa popolarità della serie a cui il pubblico si attacca tanto e, quindi, pensa che io sia Casillo, come Salvio è Genny, come Marco è Ciro. Gente che mi chiede il posto di lavoro o mi chiama corrotto e non scherza.
In quali zone di Napoli è stata girata la serie e come vi hanno accolto?
Ponticelli, Barra, San Giovanni, San Pietro a Patierno, a Scampia e diverse altre location. Ma anche a Milano e in Spagna. L’accoglienza, in alcuni posti, è stata un po’ titubante, ma con il passare dei giorni la gente si abituava, si affezionava. C’era il personaggio che poteva dar fastidio, ma era sempre limitato alla situazione, senza fastidi eccessivi. Ci sono state tante polemiche scritte sui giornali, ma erano tutte cose che servivano da pubblicità alle testate giornalistiche, per far rumore, molte cose dette sono state travisate, purtroppo anche questo fa parte del gioco.
In che periodo è stata girata la fiction?
Da marzo a novembre 2012, con alcuni mesi di stop.
Ma questo copione della seconda stagione lo avete letto?
No, ancora nulla. Stanno ancora definendo delle cose, credo stiano già facendo dei provini per una parte di copione già scritto.
Ma il tuo personaggio come finisce in questa prima serie, ancora aperto?
Non è uscito fuori dalla serie, Casillo ha questi fantomatici lavori che dovrebbe portare avanti nel famoso interporto, e, quindi c’è questa apertura del personaggio. Se ci sarà, come e quando e dove non saprei dire nulla. Se verrà ripreso nella seconda stagione, per me sarebbe una gioia immensa.
In questo periodo sei a teatro con una commedia brillante, La Cosa…
È una commedia inedita, saremo in scena quattro di noi, io, Cristiana Dell’Anna (Un posto al sole), Gabriele Rega e Ciro Esposito, che ne cura anche la regia. Il controsenso è che siamo quattro artisti che provengono prettamente dalla televisione e dal cinema e catapultati in teatro con un testo che “deride la televisione”. Parla di quello che la televisione fa nei confronti dei telespettatori, li lobotomizza. Alla fine è il prendere in giro noi stessi, perché facciamo parte di questo meccanismo.
Cos’è esattamente La Cosa?
La Cosa è il mostro, quello che propina la tv, che sta venendo a prenderci del quale noi abbiamo paura. La tv dice, c’è questa cosa che vi sta venendo a prendervi, e, noi senza domandarci chi, dove, come e perché, crediamo a quello che ci viene detto e c’è un cataclisma generale in casa. Dopo queste date napoletane saremo in giro per il sud, e speriamo che dall’anno prossimo faremo un tour in tutta Italia.
Qual è il tuo personaggio?
Si chiama Ignazio, cugino di Arturo, interpretato da Ciro Esposito, personaggio in cui tutto intorno ruota, un personaggio perfettino, con attimi nevrotici, dovuti a una ipotetica morte della nonna.
Ultimamente hai fatto a teatro anche Trappola per topi, una commedia di Agatha Christie…
In Italia non è mai stata rappresentata da professionisti, è una commedia che viene portata in scena dal 1952 in Inghilterra dalla stessa compagnia, ovviamente di anno in anno alcuni si succedono per vecchiaia, e, viene replicata ininterrottamente tutti i giorni, ed ha sempre un grande successo. Sono stato contento di farla, è stata una bella esperienza, perché sono stato il protagonista e spero che possa essere ripresa, anche perché, in genere, è difficile vedere un giallo a teatro. Questo, poi, si presta molto a location particolari, noi lo abbiamo fatto al Pio Monte della Misericordia a Napoli nella Sala Quadreria, una cosa spettacolare, emozionante. Reggere un personaggio particolare, come quello che ho dovuto interpretare, è stata una grandissima sfida, che tiene in piedi il tutto, che gestisce il tutto, è un ispettore, anzi lo si finge, per poi giocare all’interno della storia.
Quanti attori ci sono in questa commedia e di cosa tratta?
Siamo otto persone in scena, per una tempesta di neve siamo isolati nella locanda di Castel del Frate tenuta dai Ralston, una coppia di giovani albergatori, avviene un omicidio, e, naturalmente, tra i clienti dell’albergo si cela l’assassino, lo stesso che ha già ucciso un’altra persona a Londra.
Hai ricevuto delle proposte ultimamente?
Sì, subito dopo l’uscita di Gomorra, ho girato una serie che uscirà in primavera su Canale 5, Squadra Mobile, spin-off di Distretto di Polizia, nel quale era presente Giorgio Tirabassi con il suo personaggio di successo, Ispettore Ardenzi. E sono stato chiamato proprio in virtù della serie Gomorra.
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Per il cinema, ti stai proponendo, stai facendo provini?
In verità, non sto facendo nessun provino, ne ho fatto solo uno, ma non ho avuto ancora risposta, i tempi sono sempre molto lunghi.
In passato hai anche inciso delle canzoni?
Risalgono agli inizi, quando non hai la maturità di fare delle scelte o non riesci a capire quello che realmente hai dentro. Già dall’adolescenza volevo far parte del mondo dello spettacolo, allora, facevo qualsiasi cosa, pur di poter provare ad entrare. Quindi feci questi due inediti, ma non erano proprio neomelodici, certo si sentiva un po’ l’inflessione napoletana, e, quindi attribuibile a una canzone neomelodica. Ma ho fatto solo due canzoni, Lascia che io viva dentro di te e Corro, scritte a quattro mani con un’altra persona.
Nicola Garofano per Teleblog.