Già nei giorni scorsi le critiche sulla nuova miniserie di Canale 5 in onda da questa sera e con protagonista Manuela Arcuri, aveva fatto discutere e non poco soprattutto per il delicato tema trattato della “legittima difesa” chiamiamola così e sulla violenza sulle donne, temi caldi ancora oggi nel nostro Paese.
Anche dal versante dei “buoni” però, arrivano le critiche alla fiction, in particolare dal presidente e vicepresidente della Fondazione Polis, Paolo Siani e Don Tonino Palmese, e dal marito della defunta giornalista Silvia Ruotolo, Lorenzo Clemente, uccisa nel 1997.
Alle pagine di Repubblica, Siani ha affidato la sua amarezza riguardo all’esaltazione della mafia che, secondo lui, è presente in questo prodotto così come in tanti altri (non dimenticate le polemiche seguite al Capo dei Capi).
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In particolare, Siani ha “accusato” la fiction di creare miti dove miti non ce ne sono e di valorizzare i criminali anziché le storie delle povere vittime:
“Queste fiction non servono all’antimafia seria, non servono alle famiglie, né ai giovani. Allora a cosa, a chi servono? Noi ci stiamo impegnando a rendere note le storie delle vittime innocenti…. storie di uomini e donne che, seppur offesi nella dignità, negli affetti e nella memoria, hanno saputo reagire rielaborare il loro dolore, trasformandolo in impegno civile. Uomini e donne che non fanno notizia che purtroppo non vedrete in tv, ma che per fortuna esistono”.