Tudum: come Netflix ha fallito nel creare un fandom per i suoi contenuti

Tudum: come Netflix ha fallito nel creare un fandom per i suoi contenuti

Tudum è la storia di un fallimento

Quando le scorse settimane è arrivata la notizia dei licenziamenti presso il fan site di Netflix, Tudum, gli addetti ai lavori del sito non hanno celato i loro sentimenti, criticando sia l’ambiente di lavoro che l’obiettivo stesso del progetto. A che cosa serviva effettivamente Tudum? Una domanda a cui neanche gli addetti ai lavori sanno rispondere.

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Lanciato meno di sei mesi fa, Tudum è stato concepito come un contenitore per contenuti bonus legati ai prodotti più popolari del catalogo Netflix. Nello specifico interviste con le star, notizie su rinnovi e trailer, e anche storie vere che avrebbero aiutato a contestualizzare determinate serie e film.

Uno degli ex-scrittori di Tudum finito nel vortice dei tagli messi in moto da Netflix dopo il crollo degli abbonati, ha paragonato il sito ai “contenuti speciali del DVD” e agli investimenti che altre società hanno fatto in materiale supplementare per accompagnare i prodotti..

“Si basa su una cultura già esistente di fandom attorno agli show di Netflix ed è solo qualcosa che funge da elemento d’accompagnamento ai contenuti”.

Ma alla fine Tudum è diventato rapidamente l’ennesimo esempio di una Netflix che non riesce a coltivare i propri fandom. E non utilizziamo il termine “ennesimo” in maniera casuale, Netflix infatti ha uno storico di cancellazioni di show molto amati che, nel momento in cui non raggiungono i risultati sperati, vengono brutalmente accettati sul nascere. E per crità, nell’ambito della serialità è una praticva comune, ma dispiace vedere che Tudum sia stato trattato in maniera analoga, quando poteva essere un faro nella nebbia per coltivare i fandom di determinati prodotti.

Grazie alle varie interviste con i dipendenti, raccolte da The Verge, si apprende che in realtà Netflix non aveva propriamente le idee chiare sul piano editoriale del sito, cambiando addirittura idea su ciò che voleva effettivamente dai numerosi giornalisti che sono stati assunti a tempo pieno. Si parla di un reparto marketing ancora in stato confusionale nella gestione di Tudum e di uno staff costretto a brancolare nel buio.

Gli obiettivi di Netflix, semplicemente, non erano chiari a tutte le persone coinvolte, come svela uno degli ex-dipendenti del gruppo ai microfoni di The Verge.

Allo staff è stato detto che Tudum sarebbe stato il posto dove rilasciare contenuti esclusivi prima che altri media potessero farlo, tuttavia non era affatto così e molto spesso capitava che il collettivo di giornalisti veniva scavalcato dalla stampa tradizionale con interviste concesse in esclusiva. E questa situazione ovviamente ha portato i giornalisti a chiedersi, su quale fosse il punto di lavorare  in una posizione del genere se poi altrove c’era più margine di manovra con interviste e altri contenuti.

Nel tempo inoltre la tensione è cresciuta ulteriormente nel momento in cui agli scrittori sono stati posti dei paletti nel tipo di contenuti che dovevano proporre ai fan. Gli scrittori sapevano che il lavoro non sarebbe stato “giornalismo con la G maiuscola”, sottolineando che a venir meno era anche la possibilità di parlare dei prodotti con occhio critico. Paletti che ovviamente, per chi fa giornalismo a tutto spiano, sono delle vere e proprie catene.

Per evitare dunque degli approcci critici da parte degli scrittori, molto spesso i PR di Netflix partecipavano alle interviste con le star degli show, i quali fornivano degli elenchi con argomenti per evitare di portare le discussioni verso dei lidi controversi o spiacevoli.

A conti fatti Tudum è solo il tassello di un tentativo da parte di Netflix nel creare un fandom attorno ai suoi contenuti. Mancavano essenzialmente le idee sul come gestire quello che a conti fatti era un collettivo di giornalisti esperti, messi al guinzaglio da una direzione marketing e gestionale chiaramente ambigua, incapace di suggellare quel legame emotivo tra i fan ei contenuti del catalogo. Un legame che, se ben coltivato, forse avrebbe potuto salvare dalla cancellazione anche qualche show televisivo. 

Fonte: The Verge

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