“Plastic war”, il nuovo docu-film Rai Documentari sul dramma della plastica nell’ambiente

Plastic War Rai Documentari Giovanni Izzo

Un sistema economico malato nel quale vige la cultura dello scarto, un’economia che uccide, con 396 milioni di tonnellate di plastica vergine prodotte su scala globale ogni anno.

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Plastic war” ci conduce in un mondo da 840 miliardi di euro: il mercato europeo della plastica e il suo indotto, per mostrarci il vero volto del “materiale del secolo”, le lobby, gli interessi delle grandi aziende, lo scempio ambientale. Dalla spiaggia di plastica di Castel Volturno ai corridoi delle istituzioni europee, si combatte una guerra senza fine. Da quando la sostenibilità è diventata popolare, il gioco si è fatto molto più duro per le grandi industrie e il campo di battaglia è la “comunicazione che convince di più”: da una parte ci sono i rappresentanti del settore pronti a difendere la reputazione della plastica, dall’altra le Ong ambientaliste che si occupano di rifiuti, di inquinamento marino e, soprattutto, di lobby e in mezzo ci finiscono sempre loro, i consumatori.

Le telecamere di Rai Documentari entrano nei corridoi di Bruxelles per raccontare una delle più importanti battaglie normative contro l’usa e getta: la direttiva SUP. E ancora nei palazzi dei poteri forti, che continuano a confondere i consumatori con operazioni di comunicazione in stile “greenwashing”: l’obiettivo è mantenere alti i profitti, senza modificare la catena di produzione e la struttura industriale della nostra società consumistica. Per poi scendere negli inferi delle terre ferite dall’inquinamento seguendo Giovanni Izzo, un fotografo campano che ha dedicato tutta la sua vita a combattere il degrado ambientale e umano con l’arte delle sue opere in bianco e nero.

Il documentario di Catia Barone, prodotto da Rai Documentari con la regia di Leonardo Lo Frano, racconta due mondi paralleli, solo a prima vista distanti l’uno dall’altro: lo scempio ambientale e umano sono il risultato di decenni di politiche orientate alla produzione continua e senza sosta. Oggi, purtroppo, i consumatori pagano un prezzo ambientale molto alto, e, solo dopo anni di battaglie ambientaliste, la reputazione della plastica sta perdendo terreno. Le ONG continuano a battersi per un cambiamento culturale: così come ai cittadini viene richiesto di modificare le loro abitudini andando verso i “rifiuti zero”, anche l’industria dovrebbe cambiare tipologia di produzione scegliendo modelli meno impattanti.

Tra i protagonisti, Vicky Cann e Olivier Hoedeman del Corporate Europe Observatory, l’Ente europeo che “sorveglia” le lobby, Justine Maillot dell’Ong Zero Waste Europe e Gaelle Haut della Fondazione Surfrider.

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