La vita in diretta Estate e il brutto servizio su Tiziana Cantone

Tiziana Cantone raccontata da La vita in diretta Estate

Parliamo della puntata de La vita in diretta estate su Rai Uno del 17 luglio 2020. Lungo video, racconto dell’accaduto infarcito di “famiglia di sani principi”, “dormiva con la mamma”, “è stata fidanzata con un avvocato” (mancava solo “buon partito”).

Poi si fidanza con l’uomo che la induce a realizzare i famosi video, lei si lega a lui “con la speranza di sposarsi” (si voleva sistemare, mica fare una torbida storia di sesso). Naturalmente “era fragile”, “cresciuta senza padre”, “andava dallo psichiatra”…

Per suscitare empatia e commozione nello spettatore la si descrive ossessivamente come se fosse la “Pamela” di Richardson, presa dal mostro, irretita perché troppo fragile e ingenua per capire cosa stava succedendo.

Non come certe altre, si vuole suggerire?

Vogliamo istillare nella mente delle persone il concetto che certe creature non meritano l’umiliazione che ha subito Tiziana, in quanto ragazze di buona famiglia, che dormono con la mamma quindi non vanno mica in giro a passare la notte coi mashki, ehhh signora mia!

Mentre, naturalmente, ce ne sono altre che fanno le bottane e possono essere ingannate, vilipese, usate, stuprate, gettate via perché, essendo ragazze da poco, se la sono cercata?

La narrazione è chiara e il motivo di tanta insistenza su certi punti, ancor più chiaro.

In verità vi dico: anche a una donna disinvolta, sicura di sé, con una vita sessuale vivace può succedere di essere ingannata e mortificata nei sentimenti.

Perfino una donna che vende il proprio corpo ha il diritto a dire “NO” quando lo desidera e qualora questo diniego non venisse rispettato, ciò si chiamerebbe STUPRO e lei sarebbe la vittima, punto.

Anche una ragazza che non avesse una famiglia ritenuta “rispettabile” per i canoni di un pomeridiano Rai, che magari avesse un genitore pregiudicato, meriterebbe rispetto qualora avesse subito il sopruso del quale fu vittima Tiziana.

È inammissibile che per attribuire lo status di VITTIMA a una donna, questa debba avere certe caratteristiche di “purezza” settecentesca, di virginea fragilità, altrimenti rientra nel “se l’è cercata”.

Tiziana è stata ingannata perché ha riposto fiducia in un balordo, ha agito in modo imprudente mettendosi in condizione di perdere il possesso del video girato e questo è un fatto, a prescindere dalle caratteristiche della donna.

Chiunque potrebbe essere Tiziana.

Qualunque Tiziana merita lo stesso rispetto e se per suscitare un minimo di compassione ed empatia nello spettatore c’è bisogno di descriverla usando stereotipi e frasi da carosello, abbiamo un grosso, immenso problema.

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