Amazon, colosso e-commerce e dello streaming

Amazon, colosso e-commerce e dello streaming

Nel nuovo appuntamento di TVCult ripercorriamo la nascita di Amazon Prime Video, il servizio on demand di Amazon.

Amazon non è solo il punto di riferimento per l’e-commerce online, negli ultimi anni l’azienda americana si è espansa in vari settori del mercato che comprendono musica, cinema, videogiochi e serie TV.

Il primo timido tentativo di lanciarsi nel mondo delle piattaforme on demand inizia nel 2006 con Amazon Unbox, un servizio che nasceva per l’erogazione di contenuti on demand con serie TV e film visibili previa abbonamento mensile. Tra il 2008 e il 2011 la piattaforma ha cambiato nome in Amazon Instant Video, nel 2015 in Amazon Video e più recentemente nell’attuale Prime Video.

Il cambio nel nome della proprietà non è mai stato di mera etichetta, è stato invece simbolo di grandi cambiamenti nella politica dell’azienda, che a partire dal 2013 ha fondato Amazon Studios, uno studio parallelo ramificato a sua volta in succursali dedicate allo sviluppo di nuovi videogiochi e applicazioni, e uno interamente dedicato alla produzione televisiva e cinematografica.

La decisione da parte del colosso dell’e-commerce di investire nella produzione di serie originali nasceva dall’esigenza di concorrere con Netflix e Hulu, le quali si erano già lanciate attivamente nel settore on demand con prodotti originali di forte richiamo. Inoltre con l’acquisizione sempre maggiore di nuovi clienti grazie all’abbonamento Amazon Prime, anche la piattaforma necessitava di una svecchiata rilevante in termini di contenuti audiovisivi.

Le prime serie TV

Nel 2013 arriva così Alpha House, la prima serie tv originale di Amazon Studios con episodi da 30 minuti creata da Garry Trudeau e incentrata su quattro senatori repubblicani che trascorrono la propria vita a Washington. Il primo esperimento seriale di Amazon dura solo due stagioni, ma è abbastanza per impressionare il pubblico grazie ad un cast variegato e di qualità che comprende nomi come John Goodman, Clark Johnson, Matt Malloy e Mark Consuelos.

Dopo le parentesi Betas e Annedroids, l’anno successivo è il turno dell’amatissima Mozart in the Jungle. La serie prende ispirazione dal romanzo Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music e racconta le vicende di Rodrigo De Souza, un enfant prodige votato totalmente al suo ruolo di nuovo direttore dell’Orchestra Filarmonica di New York.

La terza stagione si sposta poi in Italia, accogliendo nel cast come presenze ricorrenti anche Monica Bellucci e Christian De Sica. Grazie alla sua interpretazione del giovane Gael García Bernal, la serie ha vinto due Golden Globe, tra cui miglior attore in una serie commedia o musicale. Dopo quattro stagioni, la serie è stata cancellata.

Sempre nel 2014 arriva Transparent, serie creata e diretta da Jill Soloway che segue le vicende della famiglia Pfefferman, alle prese con la scoperta che in realtà il capofamiglia Mort è transessuale. Nel ruolo di Mort un bravissimo  Jeffrey Tambor, vincitore di diversi premi tra Golden Globe, Emmy e GLAAD.

Premiata da critica e pubblica per la delicatezza dei suoi temi, la serie ha raggiunto le quattro stagioni. Tra le fine dello scorso anno e l’inizio del 2018 il protagonista Tambor è stato oggetto di una serie di controversie legate ad uno scandalo di presunte molestie sessuali. Questo si è purtroppo tradotto nel suo allontanamento dalla serie, e non è chiaro al momento come procederà Amazon con la quinta stagione.



A partire dal 2015 la rete incrementa i prodotti originali in sviluppo, lanciando una serie di show che riscontrano un discreto successo, mentre altri ottengono una prematura cancellazione. Tra le più fortunate possiamo annoverare Bosch, crime drama tratto dai romanzi thriller di Michael Connelly, che vede Titus Welliver nel ruolo del protagonista Harry Bosch.

La prima stagione si ispira ai romanzi La bionda di cemento, La città delle ossa, mentre la seconda a Il cerchio del lupo.  L’ombra del coyote, Musica dura e La caduta.

L’arrivo di The Man in High Castle

Il progetto più costoso arriva però nel 2016 e si intitola “The Man in the High Castle”, miniserie ideata da Frank Spotnitz e ispirata al racconto de La svastica sul sole, di Philip K. Dick. Una serie ambiziosa ambientata in un futuro alternativo nel quale i Nazisti hanno vinto La Seconda Guerra Mondiale imponendo il proprio regime in gran parte del mondo. Adorata dalla critica, e premiata dal pubblico, questa serie distopica ha raggiunto il traguardo delle tre stagioni, e solo di recente è stato confermato che l’investimento di Amazon nella seconda stagione è stato pari a 107 milioni di dollari, una cifra esorbitante per un servizio in larga crescita che punta a promuovere la fedeltà dei propri abbonati con prodotti di estrema qualità e dal timbro spesso autoriale.

Nel 2016 la piattaforma Prime Video si espande con Amazon Video Direct, un servizio aggiuntivo che permette ai creatori di contenuti di proporre in modo autonomo i propri prodotti e renderli disponibili al pubblico in maniera gratuita con inserti pubblicitari o a pagamento.

Impossibile non citare poi Goliath, serie creata da David E. Kelley e Jonathan Shapiro che racconta la vita di un avvocato in rovina interpretato da Billy Bob Thornton. Una serie elogiata dalla stampa specializzata, merito di un cast stellare che comprende tra gli altri William Hurt, Maria Bello e Molly Parker. Grazie alla sua interpretazione, nel 2017 Thornton si è aggiudicato anche un Golden Globe come Miglior Attore in una serie drammatica. La seconda stagione della serie arriverà a breve.

Prime Video è un servizio sempre in evoluzione, il cui obiettivo consiste nel differenziarsi dalla concorrenza proponendo una minor quantità di serie all’anno, ma tutte qualitativamente molto impegnate. Questa politica produttiva spesso si traduce nella cancellazione prematura di molte serie, che non superano la prima stagione, mentre in altri casi si favoriscono investimenti verso progetti molto più ambiziosi.

Il cinema. Il Signore degli Anelli e Jack Ryan

Lo scorso anno infatti il colosso dell’e-commerce è riuscito a mettere le mani sulla licenza de Il Signore degli Anelli per produrre una serie ambientata nell’universo fantasy di J.R. Tolkien. La serie avrà un budget stellare pari a quello di un kolossal cinematografico. Si parla infatti di circa 200/300 milioni di dollari, una cifra due volte superiore al budget stanziato da HBO per l’acclamata Game of Thrones.

Per il 31 Agosto 2018 è inoltre previsto il debutto di Jack Ryan, nuovo adattamento dell’omonima saga letteraria di Tom Clancy creato Carlton Cuse e Graham Roland. Protagonista di questo ennesimo rifacimento, il primo in chiave televisiva, è nuovamente l’analista della CIA Jack Ryan, interpretato da John Krasinski. Dopo aver scoperto una serie di trasferimenti bancari, Ryan finirà coinvolto in un complotto su larga scala che coinvolgerà l’Europa e il Medio Oriente. Diversamente dai precedenti film della saga lunga saga, questo riadattamento per il piccolo schermo riprenderà esclusivamente alcuni degli elementi chiave presenti nei racconti dell’autore, così da creare una storia inedita rispetto al lungo ciclo di storie scritte di cui è protagonista Jack Ryan.

Oltre a Krasinski, il cast della serie include anche Abbie Cornish, Wendell Pierce, e Peter Fonda. La prima stagione comprenderà  otto episodi dalla durata di 60 minuti, ma proprio in questi giorni Amazon ha annunciato il rinnovo della serie per una seconda stagione prima ancora del suo debutto ufficiale sulla piattaforma. Un chiaro sintomo di estrema fiducia verso il progetto, particolarmente atteso tra i fan.



Amazon Studios inoltre predilige anche il grande cinema d’autore, e tra le sue produzioni si annoverano il premiatissimo Manchester by the Sea, film del 2016 che ha visto il trionfo di Casey Affleck agli Oscar, o ancora la La ruota delle meraviglie di Woody Allen. Contrariamente a Netflix, protagonista di numerose polemiche sul fatto che distribuisce le sue pellicole direttamente on demand, Amazon diversamente predilige ancora il valore delle sale cinematografiche, lavorando a stretto contatto con grandi artisti del settore.

In molti magari non apprezzeranno la politica rischiosa di Amazon, altri probabilmente avranno da ridire anche sulla qualità della piattaforma, lontana dal perfezionismo e la fluidità che garantisce Netflix – ad oggi il servizio streaming più diffuso al mondo – ma la certezza al momento è l’altissimo valore produttivo che contraddistingue le sue produzioni. Parliamo inoltre di un colosso che nel corso degli anni ha stretto tante collaborazioni esterne per la produzione di altrettanti show famosi.

Da questo punto di vista possiamo solo osservare con grande fiducia cosa ci riserverà in futuro questa promettente piattaforma on demand.



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