Runaways – Recensione della serie Hulu

Runaways – Recensione della serie Hulu

Runaways, il fumetto cult della Marvel diventa una serie TV ambiziosa che rielabora i clichè del genere. Ecco la nostra recensione!

  • Titolo originaleRunaways
  • Paese – Stati Uniti d’America
  • Anno – 2017 (in corso…)
  • Genere – azione
  • Stagioni – 1
  • Episodi – 10
  • Durata – 47 min (episodio)
  • Lingua originale – inglese
  • Cast – Virginia Gardner, Gregg Sulkin, Ariela Barer, Rhenzy Feliz, Allegra Costa
  • Messa in onda italiana: TBA

Uscito nel 2003 negli Stati Uniti, il fumetto di Runaways è considerato ad oggi uno dei più grandi cult della generazione, capace di rielaborare ogni concetto alla base delle origini di un supereroe mettendo al centro della vicenda un conflitto di ampie vedute nel quale degli adolescenti affrontano i propri genitori super criminali.

Nato inizialmente come un film per i Marvel Studios, Runaways si è trasformato in un progetto televisivo, assumendo una forma più appropriata per raccontare uno dei contesti narrativi più gettonati della TV contemporanea: il teen drama.

Ma attenzione, perché la prima serie Marvel prodotta per la piattaforma di Hulu abbatte fin da subito quelli che sono gli stereotipi di genere, concentrandosi sul rapporto di una cerchia di giovani ragazzi che dovranno unire le forze e ribellarsi ai propri genitori nel momento in cui questi si riveleranno essere dei serial killer.

AlexNicoKarolinaMollyChase e Gert sono la parabola dell’adolescenza, e Runaways è esattamente questo: un racconto di crescita e formazione che trascina i giovani protagonisti nel duro mondo degli adulti, fatto di compromessi.

Oguno di questi ragazzi vive la propria vita scolastica, così come ognuno di loro rappresenta il più classico degli stereotipi: c’è il belloccio, la ragazza bella e desiderata da tutti, il nerd di turno, il brutto anattroccolo che cela la sua bellezza e via dicendo. Runaways però riesce, almeno nei primi cinque/sei episodi a costruire un mistero, costruisce i rapporti tra i protagonisti, che dopo essere stati separati da un lutto in più tenera età, imbasticono di nuovo i loro legami formando un gruppo coeso e deciso a scoprire i segreti che celano i propri genitori.

Genitori contro figli

Quello a cui assistiamo è un racconto di origini anticonvenzionale, nel quale confluiscono tante piccole trame, tra le quali anche la scoperta dei superpoteri. Uno dei pregi della serie si ritrova poi nel modo in cui tratteggia proprio i rapporti tra genitori e figli, mostrando difatti una dualità concreta e razionale tale da guadagnarsi l’attenzione di un pubblico giovane, ma anche maturo.

Non sempre tutto funziona alla grande però, e questa prima stagione, una volta giunti al season finale, lascia molto amaro in bocca per il numero fin troppo consistente di domande che semina per tutta la sua durata, e questo sarebbe stato davvero duro da digerire in caso di cancellazione.

La realizzazione del dinosauro Old Lace risulta soddisfacente

Con una seconda stagione già confermata, i due showrunner Stephanie Savage e Josh Schwartz, che ricordiamo essere stati anche i creatori di una serie cult come The O.C (e ben si evince), dovranno reinventare interamente le dinamiche proposte nella prima stagione, e magari assecondare di più gli amanti dell’azione. Perchè il grande problema della serie, essenziale in un prodotto di questo tipo, è anche l’assenza di azione a smuovere le corde della storia. Fatta eccezione per l’episodio conclusivo, tutti gli altri sono una costante ripetizione di situazioni molto verbose a statiche, anche se supportate a dovere dalle interpretazioni dei cinque ragazzi. La scrittura resta comunque efficace perché cerca della coerenze nel modo di porsi allo spettatore, saltellando, quando l’esigenza lo richiede, anche nel passato per esplorare i drammi dei genitori. E’ una serie che ironicamente soffre proprio per la sua voglia di raccontare tanto, senza però realmente osare, preferendo evitare sempre il nocciolo del discorso e rimandare gli sviluppi più cruciali. Questo si traduce in un finale deludente, irrispettoso nei confronti dello spettatore, e incapace di reggere il climax che dovrebbe avere un season finale.

Ciò che invece abbiamo paricolarmente apprezzato di Runaways è il suo modo di riscrivere lo stereotipo del villain, dato che i genitori sono rappresentati come dei criminali, ma sono anche l’ostacolo contro il quale ogni adoloscente deve suo malgrado confrontarsi. Non sono dei genitori intenzionati ad uccidere i propri figli, fanno cose sbagliate perchè come chiunque altro si ritrovano in una posizone fatta di compromessi, dubbi, e tradimenti. C’è un preciso equilibrio che muove le fila delle due fazioni (se così vogliamo chiamarle) ed è uno degli elementi più riusciti di questa prima stagione di Runaways, assieme all’ottima colonna sonora.

Commento finale

La prima stagione di Runaways è un curioso esperimento che si lascia apprezzare; è intrigante per come si incastra nel genere dei teen drama, e soprattutto cerca le attenzioni di un pubblico variegato, non solo degli adolescenti.

Il problema principale di questa serie è la voglia di non osare, ma di raccontare senza mai andare al sodo, a dimostrarlo è proprio la brusca e discutibile accettata con cui hanno deciso di chiudere questa prima stagione. Con i nuovi episodi gli autori dovranno per forza di cose reinventarsi e stabilire nuove regole nella narrazione. Fiduciosi della spendida inquadratura finale ci auguriamo il meglio per uno show che si allontana da qualsiasi canone la Marvel abbia già portato al cinema e in TV. Già questo, per quanto ci riguarda è un grande passo avanti nella direzione giusta.

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