American Horror Story 7×09: Recensione

American Horror Story 7×09: Recensione

American Horror Story: Cult si avvicina al tanto atteso finale, sorprendendo ancora una volta gli spettatori. Ecco la nostra recensione di “Drink the Kool-Aid”.

  • Titolo originaleAmerican Horror Story: Cult
  • Paese – Stati Uniti d’America
  • Anno – 2010 (in corso…)
  • Genere – horror
  • Stagioni – 7
  • Episodi – 10
  • Durata – 47 min (episodio)
  • Lingua originale – inglese
  • Cast – Evan Peters, Sarah Paulson

A circa due episodi dal finale di stagione, American Horror Story: Cult decide di giocare a carte scoperte con lo spettatore. Drink the Kool-Aid è l’episodio che annuncia una fine imminente, che potrebbe tutto sommato essere imprevedibile, proprio come fino ad oggi tutta questa stagione è stata.

Evan Peters si riconferma il mattatore assoluto di una stagione che ha presentato una valanga di personaggi sfaccettati, ognuno delineato da una personalità mai coerente con sé stessa. L’esercizio di stile e controllo adottato da Murphy quest’anno non ha retto le aspettative, e più che mai in questo episodio molti aspetti lasciano perplessi, ma è la figura di Kai ad uscirne ancora una volta a testa alta.

E’ lui il personaggio migliore dello show, ne è il protagonista, ma anche l’antagonista. Più la serie avanza, e più la concezione di bene e male sparisce agli occhi dei personaggi, a dimostrarlo in questo senso è proprio Ally, che dopo la decisione dello scorso episodio decide di scrollarsi una volta per tutte da dosso quella corazza fatta di insicurezze e paure per abbracciare il lato più vendicativo e pericoloso sopito in ognuno di noi. Anche se troppo in ritardo, è scoccata una scintilla che in parte avevamo previsto già da tempo. Drink the Kool-Aid ribalta i ruoli e decide di trasformare Ally nella vera nemesi di questo season finale sempre più vicino, partendo con l’avvelenamento di Ivy e finendo con l’inganno architettato nei confronti di Kai. La morte di Ivy era scritta da tempo ormai, ma la freddezza con cui Ally decide di sbarazzarsene (sarà una fan di Victoria Grayson?), e il modo in cui la donna inganna Kai facendogli credere di essere il vero padre di Oz, fanno sembrare tutto ciò molto “out of show” persino per American Horror Story.

Abbiamo così una rottura della dinamica, e da carnefice qual’era, alla fine dell’episodio Kai diventerà la vittima di un piano architettato a tavolino che punta direttamente alle sue evidenti debolezze legate al suo comportamento paterno nei confronti dei seguaci.

Un punto debole visibile agli occhi di tutti, di cui però egli cerca di farsene un vanto di grandezza e simbolo di potere tale da renderlo una persona differente e lontana dalla follia di chi prima di lui ha esercitato il controllo con una setta. La contraddizione alla base del personaggio però viene sottolineata nel momento in cui è proprio Kai a raccontare le gesta di altri folli che prima di lui si sono insediati negli Stati Uniti con delle sette, tutti interpretati da Evan Peters. Una scelta attoriale assolutamente sensata per dimostrare che il volto di Kai è la metafora di un male che si tramanda da generazioni, che si insidia nella società attraverso tante forme.



Commento finale

Drink the Kool-Aid ribalta le dinamiche dello show, le interpretazioni della Paulson e Peters aiutano in positivo questa inaspettata(?) inversione della storia, ma questo non cambia il fatto che American Horror Story: Cult voglia giocare troppo con i colpi di scena. Questa costante voglia di mutare pelle non ha aiutato i personaggi di questa stagione, che fatta eccezione per Kai hanno subito delle repentine evoluzioni, o in altri casi anche delle involuzioni inspiegabili. Tutto a discapito di una coerenza narrativa a sua volta inutilmente spezzettata con episodi filler.

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