Antonio Ciccone, uno dei nuovi volti della seconda di Gomorra: ecco chi è "'a Lince" nella nostra intervista

Antonio Ciccone
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L’attesa è finita, da stasera su Sky Atlantic assisteremo alla seconda stagione della tanto chiacchierata serie tv, Gomorra, che incollerà non solo i milioni d’italiani alla tv. Ci saranno anche personaggi nuovi, uno fra questi, molto importante, che affiancherà il boss Don Pietro Savastano, sarà ‘a Lince, interpretato da un attore straordinario, Antonio Ciccone, che con la sua espressività attoriale ha catturato l’interesse del regista Stefano Sollima. Il volto di Ciccone ha una plasticità tale che Sollima ha potuto tranquillamente plasmarlo e renderlo nel personaggio che gli serviva, ‘a Lince.

Ogni martedì la serie andrà in onda su Sky Atlantic, con due episodi per un totale di dodici episodi, poi Gomorra si trasferirà su RaiTre.

Affiancherai Don Pietro Savastano, puoi dirci qualcosa in più sul tuo ruolo, ‘a Lince?

Il ruolo mi è stato affidato direttamente da Stefano Sollima, il regista.  Sarò ‘a Lince e come il felino, furbo e serio. Mi hanno scritturato soprattutto perché ho gli occhi verdi come la lince, e, avevano bisogno di un volto pulito, senza barba e senza tatuaggi. Un ruolo che mi calza a pennello, furbo e serio, di poche parole ma gioco molto sugli sguardi che penetrano, un’intesa fatta di sguardi e piccoli gesti con gli altri protagonisti.

Una sorta di tacito consigliere…

Infatti, noi, Don Pietro ed io, camminiamo insieme con Malammore, interpretato da Fabio De Caro, e sarà tutto un giro di sguardi, battutine e, tra piccole botte e risposte, ci capiamo al volo.

Cosa ti aspetti da questo ruolo in Gomorra?

Mi aspetto che la gente possa valutare positivamente questo mio ruolo serio, in cui non sono un assassino, non ci saranno scene in cui sia coinvolto in omicidi, forse in poche o nessuna.

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Su Gomorra ci sono state diverse polemiche. Non credi che questa serie possa creare degli emuli o rendervi degli eroi?

Non credo. Abbiamo però vissuto sulla nostra pelle, sul set, diverse strane situazioni. Nelle famose Vele di Scampia ho avuto una piccola esperienza personale che mi ha segnato, sia come attore sia come padre. Mentre stavamo girando, portavamo delle pistole addosso e un bambino di dieci anni mi si avvicina e mi chiede: “Ma tu sai sparà?”. Io, giustamente, vedendolo un bambino gli dissi di no. Lui, invece, mi rispose: “Mo’ te ‘mparo io.” Io ci rimasi, perché per dare quella risposta, immaginavo quale situazione familiare ci potesse essere dietro, purtroppo sono situazioni comuni in quel luogo.  Ma, fortunatamente, abbiamo dato la possibilità di un’opportunità a molti bambini e adolescenti che vogliono intraprendere la strada del cinema, per cercare di toglierli da quell’ambiente crudo.

Antonio Ciccone
Antonio Ciccone

Una grande opportunità per questi ragazzi…

Cattleya, associata con Sky, ha dato molto lavoro a questi ragazzi di Secondigliano. Sono stati assunti per lavorare anche a contatto diretto con la produzione, alcuni di loro hanno fatto i runner, curando gli spostamenti degli attori o li andavano a prendere a casa, e, in questo, la produzione si è fidata, pur sapendo da dove venissero questi ragazzi e alcuni di loro stanno andando avanti. Quindi, nel girare Gomorra c’è stato anche qualcosa di buono.

Durante le riprese, quindi, avete avuto dei contatti diretti con la gente…

Ci sono state anche delle minacce. Durante una scena al cimitero di Poggioreale, noi stavamo in pausa nei nostri camerini ed entrò una persona con la macchina e ci urlò contro: “Avete rovinato Napoli. Ve ne dovete andare da Napoli.” Ci sono i pro e i contro, perché Gomorra ha messo a crudo la nostra città, ma come dico sempre, la camorra non esiste solo a Napoli, ma dappertutto. Questa serie, però, è stata girata a Napoli e sono entrati nei dettagli di una Napoli camorristica, ma è inutile nascondersi dietro a un dito.




Parliamo dei tuoi inizi. Hai cominciato “in tarda età” a fare l’attore…

Ho iniziato nel ‘96 con la mia prima figurazione speciale nella soap “Un posto al sole” e da lì è iniziata la mia carriera con ruoli sempre simili: killer o detenuto di carcere o falco. Questi sono i miei tre ruoli principali, perché avevo la famosa coda di cavallo, che mi è stata tagliata a maggio 2015, quando ho firmato il contratto con la Cattleya.

Hai cominciato Gomorra con un grande trauma personale, il taglio di capelli…

È stato un grande trauma, infatti, io e Stefano Sollima litigammo. Dissi di no a Stefano. “Questa coda, questi capelli mi danno da lavorare,” ma lui mi rispose: “Io ti sto dando un personaggio che ti calza a pennello.” E, infatti, lui ha curato dettagliatamente la figura del mio personaggio. Oggi posso dire con tranquillità che non ho nessun rimpianto, anche se all’inizio rimasi malissimo.

Antonio Ciccone intervista
Gomorra locandina

Ti abbiamo visto sempre al cinema o in tv. A teatro, invece?

Teatro ne ho fatto poco, mi è sempre piaciuto il set. Io sono un tipo molto iperattivo e vedermi fermo su di un palco, vado un po’ in crisi. Sul set, invece, mi sento molto più libero e a mio agio.

Da ruolo criminale in Gomorra ma in passato hai preso parte anche a un corto sull’omofobia, quindi sei anche molto vicino e attivo nel sociale…

Sì, mi prodigo molto.  Con la casa di produzione che ho con mia moglie Valentina, la Vabesanuga Cinema, nel 2013 ho prodotto “Malanapoli, la ventunesima stella” un film che parla di camorra, ma racconta la storia di Annalisa Durante, un film che è andato molto bene. Hai citato il corto sull’omofobia, da parte mia, posso dire che sono sempre disponibile e aperto, al di là dei miei ruoli “cattivi”. Abbiamo fatto poi un cortometraggio sulla terapia del comico, sulla clown terapia. Io, essendo padre, mi dedico molto al sociale, perché il mio secondo figlio è un trapiantato di fegato e sono sempre presente a tutti gli eventi che si fanno per i bambini.

Foto: Facebook.

Intervista per Teleblog a cura di Nicola Garofano.

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