Fiction italiane, per Saverio Costanzo sono impresentabili ma è davvero cosi?

Fiction italiane, per Saverio Costanzo sono impresentabili ma è davvero cosi?

Ieri guardando una parte della puntata di Tv talk su Rai tre mi sono imbattuto nell’ospitata di Sergio Castellitto protagonista eccellente della versione italiana di In treatment in onda su Sky cinema 1, una serie di qualità con recitazione e scrittura davvero superiori alla norma ovviamente il discorso si è spostato sulle fiction classiche per cosi dire quelle della Rai in modo particolare e secondo Saverio Costanzo regista di In treatment le fiction italiane sono impresentabili ma è davvero cosi?

Forse Costanzo è stato troppo severo e precipitoso, Castellitto si è sentito di non essere cosi drastico avendo anche lui fatto alcune fiction di grande successo sia per Rai che Mediaset, prodotti che lui ha giustamente difeso e quindi il dibattito sulla qualità della nostra fiction si è riaperto, un dibattito che sempre divide tra coloro che seguono in tanti le fiction, perchè dobbiamo effettivamente sottolineare che piacciono o meno le fiction sono molto seguite quindi evidentemente qualcosa di buono ce l’hanno.

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Forse c’è da concordare su Castellitto quando ne fa sopratutto una questione di scrittura, spesso i prodotti nostrani sono scritti male e poco aderenti alla realtà e infarcite troppo di santi e preti che però appunto funzionano raccogliendo sempre ottimi attori.

La verità è nel mezzo?

 

1 Comment

  1. Rossella

    Complice il fatto che molti artisti non si ritirano dalle scene quando decidono di metter’ su famiglia ci ritroviamo sommersi di sceneggiati in cui l’attore di turno appare intento ad interpretare sé stesso e infondo è questa la vera fiction.
    Quali pericoli? Potrebbe accadere che il pubblico cominci ad abituarsi all’idea che “siamo quello che appariamo”.
    Un’attrice quandanche sposata -o madre- e un attore a sua volta marito e padre dovranno mettersi in discussione a 360° perché il loro mestiere è quello… non possono pretendere di apparire in un certo modo.
    E’ pericolosissimo… alla lunga questa “tiritera” potrebbe rivelarsi un modo per orientare l’opinione pubblica… ti eri fatta un’opinione di Tizia, una mattina la incontri nel posto in cui mai avresti creduto ed è chiaro che ti scadrà seduta stante… dietro un consenso non ci deve essere per forza un grande amore, o sbaglio? Ci saranno ideali comuni, stima, rispetto, ammirazione per la preparazione e le qualità professionali di una persona… tutto questo (in una parola il progetto)potrà andare a farsi benedire perché dopo l’orario di lavoro Tizia stava provando un babydoll nel camerino accanto a quello della tua collega d’ufficio che -a suo dire- era passata per comprare un pigiama di flanella… benissimo: -dunque Tizia non è la santerella che tutti credono… a breve giro la scaricheremo!
    Ma il meccanismo è molto più pericoloso di così… nel senso che se Caio svolge il suo lavoro con zelo e pignoleria potrebbe apparire come un uomo petulante… capiremo che Caio, passa oggi passa domani, potrebbe sentirsi legittimato a farsi questa domanda: -chi me lo fa fare?- Poveretto: vorrebbe anche farsi una vita! Dunque andiamo ad iscrivere un’ipoteca sulla qualità del lavoro e a giustificare la mediocrità, l’improduttività e i suoi derivati. Questo non dovrebbe accadere: dovremmo vivere appieno la bellezza della democrazia e preferire una coperta di più quando il nostro interlocutore ci mette davanti ad un dato di fatto che ha il sapore della sfida o comunque del ricatto… se siamo inadempienti paghiamo negli altri casi non ha senso mediare.

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