"Roma Fiction Fest 2012": intervista a Raoul Bova e anteprima di "Come un Delfino 2".

RAUL BOVA A GENNAIO 2013 IN “COME UN DELFINO 2”

 Raoul Bova tornerà da fine Gennaio 2013 su Canale 5 con 4 nuove puntate di “Come un Delfino – la serie”, seguito delle prime due puntate andate in onda lo scorso marzo. L’attore ospite oggi del RomaFictionFest ha evidenziato che alcune scene sono state girate proprio nella casa famiglia aperta dalla sua “Fondazione Capitano Uomo”, alle porte di Roma. In “Come un delfino” Bova interpreta un ex campione di nuoto che dopo aver interrotto la propria carriera per problemi di salute si mette a disposizione dei Ragazzi del Sole, giovani sbandati e in difficoltà. Le prime immagini sono state mostrate in anteprima nazionale al RomaFictionFest.

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 In attesa della nuova stagione di “Come un Delfino – la serie”, Bova tra un mese sarà di nuovo sul piccolo schermo con “Ultimo 4”, in onda su Canale 5.

Un’intervista che è iniziata con molti minuti di ritardo, che ha fatto poi, slittare gli orari di quasi tutti gli eventi. Raoul Bova è arrivato, nella sala Sinopoli, verso le 19.25 circa. Una sala, parliamdi platea ovviamente, gremita in ogni ordine di posto. Le domande del nostro Steve, sempre quasi le stesse, sono state rivolte ad un Raoul umano, generoso che ha parlato delle sue cose più care.

Quale é il primo provino. Cosa ricordi che ci vuoi raccontare?
Il primo provino l’ho fatto per una fiction che poi ho realizzato. Un giorno il mio agente mi disse: “prima di fare l’attore devi studiare”. Quindi mi diceva che non mi poteva mandare a fare provini. Ho provato a fare qualcosa, ero timido. Un giorno arrivò la chiamata del mio agente che mi disse che c’era la possibilità di un provino. Avevano visto molte persone e non era stato preso nessuno. Dovevo interpretare Giuseppe Abagnale e Stefano Reali, che era il regista, si trovò difronte una persona che non parlava molto. Parlammo di tutto, lo sport, la mia vita e alla fine fui preso. Fu un provino insolito. Me ne andai. Alla Rai però non mi volevano ed invece io devo ringraziare Stefano che mi ha concesso la possibilità di fare questo lavoro.
É insolito che ci sia un attore così famoso che dedica tanto tempo al sociale. Stai lavorando al progetto di una casa famiglia e penso che sia una parte importante.
Si é una parte importante che mi da molta forza e mi riempie e mi fa pensare a cosa importanti. Ti aiuta a crescere perché alcune volte noi viviamo nella finzione e in ambienti ovattati. Vivendo lì dal vivo, c’é un qualcosa che ti arriva dallo sguardo di una persona. Non c’è altro modo di viverlo in prima persona. Non é soltanto una cosa che si fa per sciacquarsi la coscienza. Per me é iniziata con il capitano Ultimo. Insieme a lui abbiamo pensato di costruire qualcosa di sensato come ci aveva suggerito Rigoberta Menchú Tum!
Abbiamo raccolto soldi con la nazionale cantanti e abbiamo finanziato un progetto all’estero e la prima casa famiglia non ha riguardato solo la costruzione. Ci abbiamo creduto. Il modo di fare beneficenza é di creare un qualcosa che poi ci riportasse lì e abbiamo portato con noi anche i nostri figli. La casa famiglia é stata l’ispirazione per la fiction di “Come un delfino”. Abbiamo girato nella stessa casa famiglia costruita da noi.

Si passa poi alla proiezione di un cortometraggio. Bova, da anni impegnato nel sociale, è stato anche ideatore, sceneggiatore e regista di “Amore Nero”, uno dei tanti cortometraggi con tema sociale promossi da Mediafriends. “Amore Nero”, prodotto da SanMarco, in collaborazione con Mediafriends, sul tema scottante dello stalking e della violenza contro le donne.

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Perché tocchi questo argomento?
Insieme a Mediafriends e a Euronics che hanno sponsorizzato il cortometraggio, abbiamo iniziato una serie di cortometraggi che toccano temi sociali. Abbiamo iniziato dalle donne perché ci sembrava un tema più attuale. Michelle e la Buongiorno si sono prestate con la loro associazione. Mediafriends poi mi ha voluto alla regia. I bambini che soffrono violenza mi fanno molto male, pensando al rapporto con cui si vive la vita. In questo cortometraggio ci sono tanti messaggi e volevamo dire ai bambini e alle donne che non si é mai soli.
Quando lavori preferisci fare il regista o l’attore?
L’esperienza della regia é stata bella e ho capito tante cose come attore. Ho capito tanti miei difetti, ansie e paure e ho capito che anche nella regia riesco a stare vicino agli attori. Le perplessità, le emozioni che si vivono sul set che si vivono sono dovute a volte al fatto che non è facile darsi. C’è bisogno di molta concentrazione in queste scene e anche Michelle nel corto ha regalato emozioni vere e sincere. Ti senti protagonista anche se sei dietro la macchina da presa.
Quale attore ti ha ispirato in passato?
Tantissimi attori sono miei punti di riferimento. Da ognuno prendi una piccola parte e la fai tua per quello che sei tu sul lavoro. Da Al Pacino a De Niro che hanno creato il mito dell’actor studio. Poi ad esempio ci sono altri attori italiani che sono bravi come Mastroianni, Manfredi tutti i nostri più grandi attori italiani sono diventanti grandi anche non tirando fuori la sofferenza.
In Palermo Milano solo andata ad esempio, c’era la scena della morte di Mastandrea e in questa scena dovevamo fare tutti un primo piano. Eravamo sul set e ognuno interpretava la scena a modo suo. Piangevano tutti. Io non volevo fare una cosa già vista. C’era Giancarlo Giannini di fianco e mi disse: girati! In che senso? dissi io. Girati lascia provare al pubblico tutta la sofferenza che si prova quando muore una persona. Appena si parti per girare la scena io mi sono voltato e il regista stoppò la scena. La scena di girarmi l’ho usata in un altro film.
Tra un copione di azione e uno drammatico quale scegli?
Tutte e due insieme. Uno la mattina e uno la sera.
Quando vedremo Come un delfino  la serie?
Gennaio 2013 su Canale 5. E’ stata una bellissima esperienza. C’è stato coinvolgimento da parte di tutti e si é creato un bel clima.

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