I suoi personaggi femminili ci hanno fatto ridere ma anche riflettere.
Rosalia Porcaro con i suoi esilaranti personaggi femminili, l’operaia Veronica, la cantante Natasha, l’afghana napoletana di Spaccakabul Assundham o la cinica Suocera, ci ha fatto molto divertire ma anche riflettere sulle condizioni politiche e sociali degli italiani.
In questo periodo, Rosalia Porcaro, veste i panni di un uomo, Sarchiapone, il barbiere pazzo in fuga per omicidio nello spettacolo teatrale “La cantata dei pastori, ovvero: due ladroni a Betlemme”, in scena al Teatro Politeama di Napoli fino al 6 gennaio 2018, con un grande Peppe Barra, protagonista e regista dello spettacolo. Dopo La Cantata, Rosalia ripartirà con il suo spettacolo Core ‘ngrato in giro per l’Italia.
In questi ultimi mesi si sta proiettando in giro, per festival e scuole, il corto sulla violenza sulle donne diretto da Corrado Ardone, con Rosalia Porcaro e Antonio Pennarella, da un’idea di Rosalia Porcaro.
Abbiamo intervistato Rosalia Porcaro durante la presentazione del corto al Christmas Gala, Sogni sotto l’Albero, by Maridì Communication svoltosi a Villa Domi a Napoli.
In questi giorni sei impegnata a teatro con La Cantata dei Pastori, nel ruolo di Sarchiapone…
Sono molto emozionata per questo spettacolo di tradizione che Peppe Barra che fa da circa quarant’anni sempre con attori, musicisti e cantanti molto bravi. Mi fa piacere cimentarmi con un personaggio maschile, gobbo, anche molto grottesco, perché è divertente, ma anche impegnativo per la trasformazione.
Come ti sei aiutata per questo personaggio?
Sono proprio bruttissima, peggio di così non potrei essere. Ho portato mio figlio a vedere una prova ed è rimasto sconvolto.
Ci sarà una tournèe di questo spettacolo?
Per il momento solo al Politeama per tutto il periodo di Natale, dopodiché riprendo il mio spettacolo, Core ‘ngrato, che parla dell’alzheimer, da gennaio sarò in Sicilia fino ad arrivare ad aprile al Trianon di Napoli.
Come mai quest’attenzione per l’Alzheimer?
Le cose vissute. Mia madre era malata di Alzheimer e questa malattia mi ha sempre fatto pensare. È una malattia legata alla memoria e ciò ti lega subito all’arte e a qualcosa di artistico. Anche questa è stata una cosa a lungo maturata, io ho perso mia madre sette anni fa con questa malattia e sentivo che era possibile, sempre attraverso l’ironia, avvicinarsi a questo tema, si parla della malattia ma anche e soprattutto del rapporto genitore e figlio che si ribalta, per cui i genitori diventano bambini e ci sono tanti spunti comici e li ho utilizzati tutti, anche se, alla fine, un po’ si piange.
Hai preso parte a un corto sulla violenza delle donne con una tua bellissima interpretazione. Ti sta dando delle soddisfazioni?
Abbiamo centrato, il segno è arrivato, dove doveva arrivare. È stato fatto con ironia che, a volte, sembra alleggerisca, ma, invece, ti fa venire fuori la parte drammatica. Questo corto è diretto a chi si trova in quelle situazioni, che crede paradossalmente che sia amore, mentre è una schiavitù, una strada senza uscita. Abbiamo fatto leva su questi paradossi, detti con un linguaggio quotidiano, per persone che non sono distanti da noi, per far capire che, queste cose, sono diffuse.

Ti è mai capitato qualche racconto di amiche o di conoscenti?
Mi è capitato, in passato, di sentire tante storie di donne che hanno subito, anche tutta la vita, senza mai che gli altri se ne siano accorti, che hanno subito la violenza dei compagni. I risultati sono diversi, ognuno ha delle reazioni, io conosco storie di donne che non hanno mai denunciato e non hanno mai detto nulla, forse giusto i parenti più prossimi sapevano e accorrevano ogni tanto, però gli altri neanche se ne accorgevano.
Stai creando e inventando qualche altro tuo personaggio comico caratteristico?
Sto scrivendo delle cose legate non proprio ai personaggi che ho fatto finora, ma a storie un po’ più lunghe. Mi piacerebbe fare un film con un personaggio che abbia tante facce, che possa essere compreso in un tempo lungo, anziché in un tempo corto di uno sketch.
È un progetto a cui sta lavorando?
È un’idea, ma è anche un progetto più profondo, cui sto lavorando già da tanto. Devo solo trovare il modo di essere più audace con i produttori.
Intervista a cura di Nicola Garofano.