Un altro attore italiano in una grande produzione internazionale.
E’ sempre un piacere scoprire attori italiani di talento, appassionati, sensibili che seguono la loro passione, la loro indole per intraprendere questa professione cominciando dal basso ma comunque dai livelli più alti possibili. Luca Zizzari è uno di questi, italianissimo ma trapianto a Londra da appena maggiorenne è un volto che vedremo in futuro sempre più spesso anche e soprattutto in produzioni internazionali. Intanto prestissimo lo vedremo nella quarta stagione della premiata serie Peaky Blinders, la cui quarta stagione inedita sta per arrivare su Netflix e anche nella seconda stagione de I Medici che vedremo su Rai Uno. Ecco cosa ci ha raccontato l’attore di se, dei suoi inizi e del suo promettente futuro.
1 – Luca Zizzari, parlaci un pò di te. Presentati ai nostri lettori.
Ciao mi chiamo Luca Matteo Zizzari, sono nato a Legnano e vivo a Londra dal 1996. Faccio l’attore e presto mi vedrete nella quarta serie di Peaky Blinders, sulla BBC2, qui in Inghilterra.
2 – Ti vedremo nella quarta stagione della serie Peaky Blinders (ancora inedita in Italia), distribuita su Netflix. Parlaci un pò di questo ruolo e di come è stato lavorare su questo set?
Io interpreto il ruolo di Matteo, il braccio destro di Luca Changretta (Adrien Brody) e membro della sua organizzazione criminale e della famiglia. Questa in sunto è la trama della 4 serie: Dicembre 1925. OBE Tommy Shelby (Cillian Murphy) ha acquisito una legittimità senza precedenti. Il nostro gangster antieroe è diventato una persona solitaria, estraniato dalla sua famiglia e concentrato solo sul business. Quando, alla vigilia di Natale, riceve una strana lettera, Tommy si rende conto che i Shelby sono in pericolo. Mentre il nemico si chiude in un attacco serrato e senza precedenti, Tommy fugge dalla sua casa di campagna e ritorna all’unico posto sicuro che conosce: Small Heath di Birmingham, il bassofondo dov’è cresciuto. Di fronte a una minaccia più determinata e sofisticata che mai, la famiglia Shelby deve trovare un modo per fare la differenza, lavorare insieme, prendere le armi e combattere per sopravvivere”.
3 – Com’è recitare in costume, influenza anche il modo di recitare?
Recitare in costume, sebbene possa sembrare semplice, richiede un grande impegno perché il “costume” rappresenta un passato, una cultura, un’origine ben specifica e indossarlo, sentirlo sulla pelle, sul corpo, ti porta automaticamente a sentirti diverso, a muoverti diversamente, ci sono delle restrizioni sui movimenti rispetto a quando si indossa un paio di blu jeans e una felpa. Indossare un costume ti catapulta nella storia facendoti immaginare come sarebbe stata la vita in quell’epoca.
Spesso, al giorno d’oggi, diamo tutto per scontato. Inoltre è bello avere la possibilità d’indossare abiti bellissimi e utilizzare accessori vintage come se facessero parte del guardaroba di tutti i giorni. Chiaramente, quando poi aggiungi tutto ciò al lavoro fatto sul tuo personaggio, sulla sua storia, sulla sua impronta emotiva, sul tipo di personalità, sulle battute e via dicendo, inizi a conoscerlo un po’ di più, giorno dopo giorno, fino a quando non inizi a sentirlo parte di te. Per me è così.
3 – Sappiamo che prossimamente sarai anche nella seconda stagione della co-produzione internazionale I Medici: ci puoi anticipare qualcosa sul tuo personaggio e sulla trama?
Purtroppo non posso dire molto sulla seconda stagione dei Medici, solo che ho lavorare con regista Jan Michelini ed è stato fantastico. Questa serie avrà uno stile molto più cinematico che da TV. Ci saranno dei fantastici personaggi con vicende intriganti. Il mio personaggio, lavora per la famiglia di Lorenzo al fianco di suo fratello Carlo.
4 – Sei nato a Milano ma praticamente cresciuto a Londra: com’è trasferirsi in una città come Londra all’età di 18 anni? Quali erano le tue emozioni, le tue paure?
Quando mi trasferii a Londra – inizialmente per sei mesi per imparare l’inglese – ero molto giovane, diciamo appena un uomo, e in tasca avevo poco più di £700. Essendo questa la mia prima esperienza fuori di casa – non ho fatto il militare per esuberanza di leva – mi trovai un po’ spiazzato. Mi sentivo molto solo – anche se ero abituato alla solitudine essendo figlio unico – ma non ero preparato alla mancanza dei miei genitori, della mia ragazza e degli amici. Inoltre, a quel tempo, non era molto diffuso l’uso del telefono cellulare, usavo le cabine telefoniche con carte pre-pagate, posso dire che i negozi che offrivano servizi di comunicazioni estere erano la mia seconda casa!Mi ricordo che con la mia ragazza avevamo una corrispondenza settimanale.
La nostra storia non durò a lungo e, dopo solo 2 mesi ci lasciammo. Ciò mi scosse molto, ma ero convito delle mie scelte e quindi decisi di andare avanti con gli studi. Trovai un lavoro come lavapiatti a Pizza Express e decisi di rimane a Londra. L’unica paura che avevo era quella di parlare con la gente, non pensavo che il mio Inglese fosse sufficiente per comunicare. Quel periodo è stato duro! Provare fiducia in se stessi e buttarsi…per imparare a parlare una lingua straniera bisogna parlare.
5 – Peaky Blinders ha un cast di altissimo livello, il primo giorno di set com’è stato?
Il mio primo giorno sul set di Peaky Blinders mi ritrovai a girare una scena con Adrien Brody e Tom Hardy, solo noi tre!
La sera precedente Adrien – entrambi alloggiavamo nello stesso albergo – mi chiese di provare la scena e leggere anche le battute di Tom che non si trovava lì con noi. Accettai senza indugio e andammo avanti fino a notte fonda.
Questa esperienza fu l’inizio della nostra amicizia e, poiché avrei interpretato il suo braccio destro, questo ha arricchito il nostro rapporto sul set. Il giorno delle riprese, quando Tom arrivò sul set, era molto socievole e simpatico. Io ed Adrien eravamo lì già da un po’ visto che avevamo altre scene in quel set. Quando Tom entrò, il resto della crew, andò in pausa, mentre noi restammo lì insieme al regista David Caffrey a fare le prove per circa 30 minuti. Indimenticabile condividere quell’esperienza con loro: parlare della scena, delle sue dinamicità e delle varie intenzioni. Per me è stato fantastico. Ogni tanto mi dovevo pizzicare per ricordarmi che non stavo sognando. Davvero un’esperienza molto rara, soprattutto quando si gira un prodotto televisivo.
6 – Con quali attori hai lavorato principalmente nella serie e cosa ti hanno trasmesso e lasciato?
Principalmente ho lavorato con Adrien Brody ma ho varie scene insieme anche agli altri membri degli Shelby e chiaramente con Tom (Alfie Solomon). Gli attori con i quali ho lavorato sono stati tutti molto professionali e aperti ad esplorare le varie scene/pose. C’era molto rispetto sul set, verso la crew, per gli attori, insomma per ogni persona coinvolta. Mi e’ piaciuto scoprire il modo pacato con cui Adrien approccia il suo lavoro, il modo in cui si prende il tempo necessario per dire le sue battute o per girare delle scene d’azione, senza aver timore di chiedere di rifarla.
7 – Anche tu come molti altri hai sentito la passione per la recitazione praticamente da sempre: qual’è la molla che spinge una persona a svegliarsi la mattina e non pensare ad altro che a recitare?
Non potrei fare altro nella vita. Per me recitare è un come un vizio che non si può togliere.
Avere la possibilità di esprimere tutto ciò si ha dentro in maniera creativa, immedesimandosi nei personaggi, anche in quelli fuori dalla norma, ha un valore inestimabile. Avere la possibilità di utilizzare se stessi ricercando dentro di sé quel qualcosa che possa fare da ponte verso la realtà narrativa e’ un’esperienza senza eguali.
8 – Oltre al mestiere di attore, hai passioni, hobby?
Sono vegano da 6 anni, gli animali sono una mia grande passione. Sono diventato vegano proprio perché disprezzo la crudeltà sugli animali. Mi piace tenermi in forma facendo Calisthenics, esercizi a corpo libero con anelli oppure sulla barra per trazioni.
9 – Oltre a I Medici, ci puoi anticipare eventuali altri progetti futuri? Tornerai anche sul set di Peaky Blinders?
Attualmente sto lavorando con il regista Carlo Nero, sulla scenggiatura dello scrittore Italo-Americano Alessandro De Gaetano. La storia parla di un gruppo di soldati Italiani catturati dalle truppe Britanniche in Nord Africa durante la seconda guerra mondiale e poi deportati negli USA per essere impiegati in lavori manovali e come operai agricoli.
Per quanto riguarda la quinta serie di Peaky Blinders non posso dire nulla….bocca cucita!
Giuseppe Ino per Teleblog.it