Peppe Iodice, da Zelig e Colorado allo sport in tv e poi il teatro: la nostra intervista

Peppe Iodice intervista
Peppe Iodice
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Peppe Iodice

Peppe Iodice è uno dei mattatori più esilaranti della tv, conosciuto anche per il suo amore per il grande Napoli, la sua squadra del cuore. Ha mosso i primi passi in tv nella trasmissione Zelig, dopo anni di gavetta nei locali. In questo periodo è impegnato in varie trasmissioni, Colorado, dove ha presentato una sua nuova caratterizzazione, Il Demotivatore. Su Rai due nel programma sportivo Calcio champagne e sulla tv campana, Canale 21, Il bello del calcio, condotto dal giornalista Ivan Zazzaroni.

Parliamo di Colorado da Ragazzo Fortunato a Demotivatore. Cos’è successo nel frattempo?

Non c’è stata una conversione al pessimismo, sia chiaro.  Quel ragazzo fortunato è, da sempre, un amante del paradosso, quello che oggi mi fa affermare, nei miei monologhi, che tutto questo moltiplicarsi di motivati, di gente che t’invoglia a non mollare mai, mi fa venire la voglia di mollare subito. La mia imbattibile pigrizia poi fa il resto.

Peppe Iodice intervista
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Tutte queste caratterizzazioni ti assomigliano…

Assolutamente sì. Anzi sono proprio corrispondenti a me, in tutto e per tutto. Più passa il tempo e più tutto quello che dico in scena è molto vicino alla verità. Le gag preconfezionate e palesemente false non fanno per me, appena l’annuso sono portato a distruggerle.

Caratterizzazioni che ti somigliano, ma le prendi anche da quello che ti circonda…

Sì, racconto me che interagisco col resto del mondo. Sono io, quindi, ma è anche tutta la realtà che mi circonda.

La caratterizzazione che ti ha dato più soddisfazione e quella di cui sei più orgoglioso?

In verità caratterizzo poco, racconto, nel modo più verosimile possibile, la vita. L’unico personaggio che ho fatto nella mia carriera televisiva è “birillo” che era il bambinone che ho dentro. 

Peppe Iodice intervista
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Sei autore di te stesso o ti affidi a qualcuno?

Da una decina d’anni scrivo con Lello Marangio. Un comico dev’essere per forza autore di se stesso, ma è fondamentale un allargamento della memoria come con i telefonini, quando una è intasata, scatta l’altra. Due energie diverse, ma con lo stesso punto di vista.

Da quanta gavetta arrivi prima di approdare in tv? E dove ha inizio?

Ho il primato di gavetta in Europa ed ho il sospetto che non sia ancora finita. Prima di approdare in tv ho girato per una decina d’anni locali, piazze, montagne, luoghi sperduti, valli desolate, e, ancora oggi, lo faccio ma francamente in maniera più comoda e con un’accoglienza meno ostile.

A volte qualcuno ti ha criticato pesantemente sui social. Come vivi il rapporto con i social e quanto senti la responsabilità di quello che dici e scrivi… ti mantieni, cerchi di essere docile o spari a raffica…

In verità, non mi hanno mai criticato ferocemente per qualche mio spettacolo, ma solo per rivalità sportiva. Faccio da anni l’opinionista comico della mia squadra del cuore: il Napoli e, in Italia, il calcio, purtroppo, riesce anche a generare odio. Io, quando si esagera tanto, rispondo, quando capisco che si tratta di vigliacchetti da tastiera, uso l’unica arma che i social mi mettono a disposizione: li blocco.

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Il prossimo anno ti vedremo a teatro con “Compilescion”. Che cosa vedremo?

Sarà il meglio e il peggio del mio repertorio degli ultimi dieci anni, più la cronaca che aggiorneremo fino a un minuto prima del debutto, e, altri sfizi che mi vorrò far passare. Ci sarà una band che suonerà dal vivo e altri attori che mi spalleggeranno.

Con Colorado sei impegnato fino a quando? E, in quali altre trasmissioni?

Colorado finisce a fine novembre e, nel frattempo, sono spesso ospite di Calcio champagne su Rai due.

Oltre al grande Napoli, hai qualche altro hobby?

Sono un papà di due bimbe fantastiche, quindi, di tempo a mia disposizione non ne ho tanto. Se poi aggiungi che il mio lavoro è da tutti percepito come un hobby, è difficile avere la possibilità di reclamarne un altro.

Intervista a cura di Nicola Garofano.

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