Il GGG – Il Grande Gigante Gentile: Recensione

Il GGG. Al cinema dal 30 Dicembre la favola di Roald Dahl portata in sala per la regia di Steven Spielberg. Ecco la nostra recensione in anteprima!

  • Data di uscita: 30 Dicembre 2016
  • Genere: Fantastico, Commedia
  • Anno: 2016
  • Regia: Steven Spielberg
  • Sceneggiatura: Melissa Mathison
  • Produzione: Walt Disney Pictures, Amblin Entertainment
  • Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
  • Durata: 120 Min

La produzione di un film basato sul capolavoro The BFG di Roald Dahl si è avviata nel 2011, con l’acquisto dei diritti del romanzo da parte della Dreamworks. Ad essa si è poi affiancata la Walt Disney Company mediante Touchstone Pictures, mentre l’hype di milioni di lettori cresceva esponenzialmente mentre le informazioni su cast e regia venivano diffuse. Proprio la notizia che la regia sarebbe stata quella dello storico Steven Spielberg si è accompagnata con l’uscita di scena della Dreamworks dal progetto per lasciare posto alla casa di produzione dello stesso Spielberg, la Amlin. Un giro di valzer per milioni e milioni di dollari, insomma, tutti spesi nell’attesa di un prodotto grandioso capace di fare breccia nei cuori (e nei portafogli) degli spettatori di tutto il mondo; ma se per tirare le somme su quest’ultimo aspetto è ancora troppo presto, possiamo intanto analizzare il film scovandone i pregi e i difetti. Curiosi? Bene!

I simpatici protagonisti della pellicola in una scena del film. Nulla da dire sulla CGI!

C’era una volta, nel Paese dei Giganti…

Il film si apre presentandoci Sophie, orfana londinese il cui spiccato senso per l’avventura la spinge ad esplorare nottetempo l’orfanotrofio dove risiede. Proprio in questa circostanza, la piccola protagonista vede dalla finestra un gigante dall’aspetto sinistro che sembra volersi avvicinare a lei: qualche secondo dopo si ritrova sospesa nell’aria di Londra ancora nelle sue lenzuola, in viaggio con il gigante verso la sua Terra. Il colosso non può infatti rischiare che la bambina racconti ad altri quello che ha visto scatenando il panico in città… Ben presto però i due si ritroveranno ad essere amici e soprattutto alleati contro gli altri nove giganti che popolano la fantastica landa del dolce ed innocuo GGG (acronimo di Grande Gigante Gentile), al contrario di lui prepotenti e ghiotti della carne dei bambini. Come risolvere la situazione se non contattando la Regina d’Inghilterra?

L’ultima opera cinematografica di Steven Spielberg ripercorre il romanzo originale di Dahl in modo assolutamente fedele, limitandosi a tradurre in immagini graficamente ineccepibili tutto quanto scritto nell’omonimo testo dall’autore originario. Quanto salta subito all’occhio è il magnifico lavoro svolto sulla fotografia dal sempre eccellente Janusz Kaminski e insieme l’elevatissimo livello raggiunto dalla CGI che dà vita ai dieci giganti coinvolti nella vicenda e alla loro verde Terra dei Giganti, valorizzando ulteriormente le ottime performance degli attori che prestano lineamenti e voce a queste creature, primo tra tutti Mark Rylance, attore già al lavoro con lo stesso Spielberg nel recente “Il Ponte delle Spie”, per il quale ha ottenuto un Premio Oscar come Miglior Attore non Protagonista nei primi mesi di questo 2016 in via di conclusione.

Ed ecco il capo della banda di giganti malvagi in tutto il suo tetro splendore.

Un adattamento perfettamente riuscito?

Se come già visto la pellicola dedicata alla storia di Dahl è un gioiellino di tecnica digitale, tuttavia non è esente di difetti. Anzi. Innanzitutto va detto che manca un qualche cosa di veramente magico che renda unica la visione del film; tutto quanto previsto dalla soltanto buona sceneggiatura viene portato su schermo in un modo sì tecnicamente ineccepibile, ma sempre privo di una vera novità o di un guizzo visivo che elevi la visione. Ecco allora che la caccia ai sogni così immaginificamente descritta nel romanzo si banalizza in una scena tra le più deboli del film, così come la scenografia che ci porta nell’antro del GGG è ancora una volta perfettamente realizzato e funzionale alla narrazione ma anche un ribollire di già visto che non riesce mai, in alcun caso, a sorprendere lo spettatore. Si nota poi come la figura del gigante protagonista si intoni più alla fredda città di Londra fotografata nelle prime battute del film che alla sua stessa terra, dove l’abbondare di una CGI comunque troppo invasiva farà storcere più di qualche naso a chi ancora crede che il Cinema vero non debba limitarsi all’effetto speciale ben realizzato, ma debba anche saper mettere in scena una storia che abbia in sé un qualcosa di unico, di potente, che non si possa trovare in ogni pellicola del suo stesso genere ma che renda speciale quel singolo film preso in esame.

Il GGG risulta dunque un compitino fatto di grande budget e grandi nomi, tuttavia incapace di svolgere quel compito più ovvio e fondamentale che avrebbe dovuto essere la ragione prima del film: stupire, meravigliare, emozionare il bambino. Tra invenzioni per nulla inventive, antagonisti per nulla interessanti e certo meno “terribili” delle controparti letterarie, passando per una protagonista bambina un po’ troppo sopra le righe e a tratti fastidiosa recitata dalla comunque degna di lode Ruby Barnhill abbassano sia il carisma della favola cinematografica sia l’interesse medio degli spettatori, segnando di fatto in Inghilterra e negli U.S.A. un significativo flop, dove il box office ha evitato grandi guadagni alle parti coinvolte arrivando solo per poco a recuperare il budget dei 140 milioni di dollari investito. Aspettando l’imminente rilascio nelle sale del nostro paese ed i relativi dati d’incasso, dunque, non ci resta che tirare le somme sul film.

La fotografia di Janusz Kaminski è sicuramente l’aspetto migliore del film.

Commento finale

Il GGG è essenzialmente un buon film per ragazzi, che ha dalla sua un lato tecnico strepitoso ed in particolare una CGI da standing ovation e la fotografia del sempre ottimo Kaminski. Il problema sta invece alla base: se è vero che la pellicola di Spielberg è fedele in massima parte al libro, la trasposizione risulta assolutamente priva di verve, in un turbinio di trovate visive scontate e/o già viste e in una sceneggiatura che ricalca passo passo i successi del cinema mainstream anni ’80 senza prendere mai il volo verso la novità. Questo rende “Il GGG” un film da evitare, quindi? No, assolutamente: ma un film dimenticabilissimo sì.

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